Il futuro di Quota 100 potrebbe essere… Quota 101. No, non si tratta di un semplice gioco linguistico-matematico, ma di un’ipotesi di riforma del sistema previdenziale del nostro Paese allo studio dell’Esecutivo guidato dal Premier Giuseppe Conte.
La conferma arriva dalla ministra della Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone nel corso di un’intervista concessa a Rai Radio 1. La titolare del dicastero ha confermato che l’esperimento “Quota 100” non verrà interrotto, ma al termine del triennio previsto inizialmente dovrà essere sostituito da una riforma organica del sistema e non da soluzione “in prova” o temporanee. L’obiettivo principale è quello di evitare che si venga a creare uno “scalone” tra chi ha potuto usufruire di “Quota 100” e chi, invece, dovrà andare in pensione con il vecchio regime.
Quota 100 resta dove è
Prima di tutto, la ministra Dadone ha fatto definitivamente chiarezza sul futuro di Quota 100. La misura, fortemente voluta dalla Lega nel precedente esecutivo giallo-verde, resterà fino alla fine della sperimentazione, prevista per il 31 dicembre 2021. In questo modo i lavoratori che, nei prossimi 20 mesi, riusciranno a sommare 62 anni di età e 38 anni di contributi potranno uscire dal mondo del lavoro in anticipo rispetto a quanto previsto dalla Riforma Fornero.
Cos’è Quota 101 e come dovrebbe funzionare
Dal 1 gennaio 2022 si rischia, quindi, che venga a crearsi uno scalone tra chi è riuscito ad andare in pensione con Quota 100 e chi, invece, dovrà andarci con la Riforma Fornero (mai cancellata, checché se ne dica). Per evitare ciò, l’Esecutivo ha creato un tavolo di confronto e discussione con le forze sindacali per trovare una soluzione che non dissangui le casse statali. Tra le ipotesi che godono di maggior credito c’è, come confermato anche dalla ministra Dadone, Quota 101. Si tratta, di fatto, dell’evoluzione di Quota 100, con medesimo funzionamento ma differenti modalità d’accesso.
L’ipotesi allo studio del governo e delle parti sociali vorrebbe innalzare la somma dell’età del pensionato e dei contributi accumulati nel corso della carriera lavorativa, così da modificare le modalità di accesso e, allo stesso tempo, evitare disparità tra lavoratori. Secondo alcuni esponenti del Governo, la misura potrebbe essere finanziata con i risparmi di Quota 100, che a fine trienni sperimentativo potrebbero essere di svariati miliardi di euro.
TFR dipendenti pubblici, la novità
Nel corso dell’intervista, la ministra Dadone ha fornito anche alcune informazioni riguardanti l’anticipo di TFR-TFS per i dipendenti della Pubblica Amministrazione. Come noto, infatti, i dipendenti della PA andati in pensione dal 2012 in poi attendono almeno 24 mesi prima di poter avere il trattamento di fine rapporto; attesa che può salire fino a 5 anni nel caso in cui l’uscita dal mondo del lavoro sia avvenuta grazie a quota 100. Una situazione di evidente disparità tra dipendenti del settore pubblico e quelli del settore privato, denunciata più e più volte dalle rappresentanze sindacali del mondo pubblico.
Secondo la ministra, l’accordo quadro con l’Associazione bancaria italiana è ormai in dirittura d’arrivo, così da consentire agli statali di ottenere un anticipo del loro TFR (per un massimo di 45 mila euro) sotto forma di prestito, ma con tasso di interesse molto basso.