Con un messaggio pubblicato sul portale ufficiale, l’INPS ha annunciato di aver ricalcolato i coefficienti di rivalutazione delle pensioni. Una comunicazione che l’Istituto di Previdenza effettua sua base annuale e che riguarda tutti i pensionati italiani, ma che potrebbe interessare particolarmente chi andrà in pensione nei prossimi mesi.
Grazie ai coefficienti di rivalutazione, infatti, sarà possibile calcolare con esattezza l’importo dell’assegno pensionistico che si andrà a percepire una volta interrotta la propria carriera lavorativa. Allo stesso tempo, però, i coefficienti sono utili anche chi è già in pensione, per scoprire se l’INPS ha aumentato l’assegno pensionistico che si percepisce mensilmente.
Che cosa sono i coefficienti rivalutazione INPS e chi riguarda
I coefficienti di rivalutazione, da non confondere con la rivaluzione annuale, servono a calcolare il nuovo importo dell’assegno pensionistico per adattarlo al costo della vita. Si basano sul tasso di inflazione rilevato dall’ISTAT e vengono comunicati su base annuale dall’INPS. Grazie ai coefficienti di rivalutazione, dunque, i pensionati italiani vedono crescere l’ammontare della pensione mensile, in modo che il loro assegno non subisca alcuna “svalutazione” e non si perda potere d’acquisto.
La rivalutazione, in questo caso, riguarda chi è andato in pensione con il sistema retributivo; quindi, tutti coloro che sono andati in pensione prima del 31 dicembre 1995 o chi è andato in pensione prima del 31 dicembre 2011 (a patto, però, che aveva accumulato almeno 18 anni di contributi prima del 1 gennaio 1996).
A cosa servono i coefficienti di rivalutazione
Per capire a cosa servono i coefficienti di rivalutazione e come vengono applicati è necessario, prima di tutto, come funziona il sistema pensionistico retributivo. L’assegno pensionistico, in questo caso, è calcolato basandosi su due fattori:
- La media delle retribuzioni lorde degli ultimi anni di lavoro;
- Gli effettivi anni di contributi versati.
Con questo sistema, particolarmente conveniente e mandato “in pensione” con la riforma Dini di 15 anni fa, l’ammontare della prestazione pensionistica è pari al 2% dell’importo pensionabile (ossia, la media delle retribuzioni lorde degli ultimi 5 o 10 anni di “carriera” professionale) per ogni anno di contribuzione.
Se, ad esempio, si è lavorato per 25 anni, l’assegno sarà pari al 50% dell’importo pensionabile; se si è lavorato 30 anni l’importo dell’assegno è pari al 60% dell’importo pensionabile; con 40 anni di contributi si ha diritto all’80% della media degli stipendi lordi e così via.
Il coefficienti di rivalutazione serve ad “aggiornare” l’importo pensionabile all’attuale costo della vita. In questo modo, l’ammontare della pensione non verrà svalutato e il pensionato non perderà potere di acquisto.
Coefficienti di rivalutazione INPS 2020: la tabella
I nuovi coefficienti di rivalutazione delle pensioni sono stati pubblicati nel messaggio 3211 del 4 aprile 2020. Negli ultimi anni, causa tasso di inflazione particolarmente basso, i coefficienti non sono elevatissimi. Nella tabella che segue, li troverete in dettaglio.
Anno | Quota A | Quota B |
2020 | 1 | 1 |
2019 | 1 | 1 |
2018 | 1,005 | 1,0149 |
2017 | 1,0161 | 1,0362 |
2016 | 1,0272 | 1,0578 |
2015 | 1,0272 | 1,0681 |
2014 | 1,0272 | 1,0784 |
2013 | 1.0292 | 1,0907 |
2012 | 1,0406 | 1,1134 |
2011 | 1.0724 | 1,1578 |
2010 | 1,1012 | 1,2 |
2009 | 1,1187 | 1,2299 |
2008 | 1,1269 | 1,2503 |
2007 | 1,1629 | 1,3023 |
2006 | 1,1834 | 1,3366 |
2005 | 1,207 | 1,3753 |
2004 | 1,2275 | 1,411 |
2003 | 1,2511 | 1,4516 |
2002 | 1,282 | 1,5001 |
2001 | 1,3138 | 1,5497 |
2000 | 1,3487 | 1,6047 |
1999 | 1,3837 | 1,6596 |
1998 | 1,4052 | 1,699 |
1997 | 1,4299 | 1,7447 |
1996 | 1,4513 | 1,7895 |
1995 | 1,5176 | 1,8744 |
1994 | 1,6151 | 1,9907 |
1993 | 1,684 | 2,0856 |
1992 | 1,7557 | 2,1904 |
1991 | 1,8383 | 2,3271 |
1990 | 1,9803 | 2,4956 |
1989 | 2,1223 | 2,6684 |
1988 | 2,26 | 2,8666 |
1987 | 2,3805 | 3,0316 |
1986 | 2.5103 | 3,1956 |
1985 | 2,6582 | 3,4161 |
1984 | 2,8823 | 3,7375 |
1983 | 3,2013 | 4,1635 |
1982 | 3,6488 | 4,8228 |
1981 | 4,2309 | 5,652 |
1980 | 5,0082 | 6,7575 |
1979 | 5,9184 | 8,2453 |
1978 | 6,8208 | 9,6111 |
1977 | 7,6807 | 10,8841 |
1976 | 9,042 | 12,9446 |
1975 | 10,5507 | 15,1886 |
1974 | 12,3141 | 17,9198 |
1973 | 14,4354 | 21,5519 |
1972 | 16,1697 | 23,9496 |
1971 | 17,2284 | 25,4675 |
1970 | 18,1094 | 26,9215 |
1969 | 19,0189 | 28,4803 |
1968 | 19,6554 | 29,475 |
1967 | 19,9767 | 30,0488 |
1966 | 20,4085 | 30,851 |
1965 | 20,945 | 31,6742 |
Nella prima colonna troviamo l’anno di pensionamento; nella seconda colonna (quota A) il coefficiente di rivalutazione per le pensioni maturate fino al 31 dicembre 1992 da applicare alla media della retribuzione degli ultimi cinque anni; nella seconda colonna (quota B) il coefficiente da applicare per le contribuzioni dal 1 gennaio 1993 al 31 dicembre 2011 da applicare alla media della retribuzione degli ultimi 10 anni.