Il 2020 è l’anno in cui i nati nel 1953 avranno diritto al riconoscimento della pensione di vecchiaia. Avendo accumulato almeno 20 di contributi, tutti gli uomini e le donne che quest’anno compieranno 67 anni potranno ufficializzare la loro uscita dal lavoro. Per chi non rientra in questa categoria, comunque, c’è sempre la possibilità di ricorrere alle forme di pensionamento anticipato.
Partiamo dai nati nel 1957, che quest’anno compieranno 63 anni. Questi avranno la possibilità di ricorrere all’Ape social, una forma di pensionamento anticipato cui uno dei requisiti rimane – appunto – il compimento dei 63 anni di età. A questo, però, va aggiunto anche quello relativo alle condizioni personali – disagiate in cui il soggetto che sta chiedendo l’uscita anticipata dal lavoro si trova. All’Ape social, che come i ben informati sapranno è stata prorogata per un altro anno, hanno infatti accesso solo determinate categorie di soggetti, ovvero: i disoccupati, coloro che assistono familiari disabili, persone con un’invalidità riconosciuta pari almeno al 74% e chi ha svolto lavori pesanti/usuranti e vanta dalla sua almeno 36 anni di contributi.
Chi ha iniziato a lavorare a 18 anni ed ha accumulato più di 40 anni di contributi, invece, può optare per il pensionamento anticipato così come disciplinato dalla Riforma Fornero. Come stabilisce la Legge n. 92 del 2012, nello specifico, possono andare in pensione gli uomini nati tra il 1959 e il 1960 e le donne nate tra il 1960 e il 1961 che, rispettivamente, hanno accumulato 41 e 42 anni e 10 mesi di contributi. Questo vuol dire in pratica che, nel 2020, grazie a questa misura potranno richiedere l’assegno pensionistico gli uomini di età compresa tra 60/61 anni e le donne di età compresa tra 60/59 anni, ovvero quelli che hanno iniziato a lavorare all’età di 18 anni.
Grazie a Quota 100, inoltre, i nati nel 1958 possono usufruire dell’uscita anticipata dal lavoro quest’anno, poiché nel 2020 questa forma di pensionamenti anticipato verrà confermata per quelli che hanno un’anzianità contributiva pari a 38 anni ed hanno compito 62 anni di età (che è il requisito anagrafico richiesto per avere accesso a questa specifica misura). L’età si riduce a 61 anni e 10 mesi per i lavoratori che hanno svolto lavori usuranti, mentre per le lavoratrice scende a 58 anni (se dipendenti) o a 59 anni (se autonome).
A soli 56 anni, in fine, potranno andare in pensione i nati nel 1964 (o a 57 quelli del 1963 o a 58 quelli del 1962) che hanno accumulato almeno 41 anni di contributi, 12 mesi di lavoro svolto nella minore età e che rientrano in una delle seguenti categorie disagiate, ovvero sono: disoccupati, invalidi oltre il 74%, soggetti che assistono disabili, addetti a lavori usuranti o gravosi. A questi, dunque, verrà riconosciuta questa sorta di corsia preferenziale che – ricordiamolo – è facoltativa e non obbligatoria.
Nulla infatti vieta al lavoratore di continuare a svolgere la sua attività fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia.