Pioggia di vendite sui BTp con lo spread che vola a 330 punti base, superando i picchi del 2018, e tornando su livelli che non si vedevano da marzo 2013, con il rendimento dei decennali italiani che sfonda il tetto del 3 per cento.
“Ma non c’è una notizia particolare o un movimento solo sui titoli di Stato italiani”, spiega un trader di una sala operativa: “Tutti i titoli europei in negativo oltre i nostri anche Portogallo, Gran Bretagna, Francia e Danimarca”, dice. La volatilità domina il reddito fisso: “l’apertura è stata devastante, poi un recupero e adesso sono riprese le vendite con i rendimenti sopra il 3%”. Il trader per ora non vede interventi della Banca d’Italia e della Bce sul mercato.
Secondo fonti monetarie riportate da Radiocor, il Sistema europeo delle banche centrali sta intervenendo tramite la Banca d’Italia “per assicurare condizioni ordinate sul mercato”. Gli interventi, spiegano le stesse fonti, “sono flessibili sia nel timing sia nei mercati di riferimento e continueranno fino a quando ce ne sarà bisogno”.
“Il problema dell’allargamento dello spread e della salita dei rendimenti italiani e non, comincia ad essere anche di credibilità per la Banca centrale europea. Ormai sono passati 5 giorni dal meeting del 12 Marzo e lo spread ha allargato di quasi 90 bps (di cui quasi 60 il giorno stesso). Certo, la risk aversion ha parecchio a che vedere con questo movimento: le vendite hanno investito tutti gli assets senza ritegno e sicuramente sul BTP c’era un bel po’ di leva. E l’impatto del finanziamento di quanto finora deliberato dal Governo (25 miliardi, 1.4% del GDP) farà lievitare le emissioni nette” hanno scritto ieri gli analisti di Anthilia, alla chiusura della Borsa.
Gli esperti aggiungono che:
“La Bce tra una gaffe e una retromarcia, ha chiarito che avrebbe fatto il necessario per preservare il meccanismo di trasmissione della politica monetaria. Purtroppo, con il Bot a 12 mesi che scambia col rendimento a +0.8% e 50 bps di differenza tra denaro e lettera (dati di ieri ndr), non si può certo dire che la trasmissione dei tassi negativi sia ottimale.
Siamo decisamente lontani. Questa non è una situazione che la Banca Centrale si può far sfuggire di mano, qualunque sia il motivo che la causa. E ciò vale in particolare nell’epicentro di una crisi di natura esogena, le cui cause non sono attribuibili a nessuno (anche se ovviamente esiste un eredità di fragilità delle finanze pubbliche”.
Nonostante l’impennata restano ancora lontani i massimi storici visti nel 2011, quando si raggiunse quota 574 punti per un rendimento del 7,4%.