Gli studi condotti sul Reddito di Cittadinanza suscitano sempre un grande interesse. Sull’impatto che la misura sta avendo sui contribuenti italiani e su come il sistema economico – sociale e lavorativo stia reagendo all’introduzione di questo specifico sussidio se ne è tanto parlato e, con molta probabilità, se ne continuerà a parlare.
Le analisi che attirano maggiormente l’attenzione, di fatto, sono quelle relative ai costi del Reddito di Cittadinanza. L’ultima, a tal proposito, arriva dal Centro Studi Unimpresa che, prendendo in considerazione il triennio 2020 – 2022, ha individuato l’ammontare dei fondi dello Stato che serviranno per finanziare le card.
Ebbene, stando al report di Unimpresa, se tutto restasse così com’è, ovvero se il Movimento 5 Stelle riuscisse ad avere la meglio su Conte (che è intenzionato a rivedere il sistema), il Reddito di Cittadinanza nei prossimi tre anni costerà ben 26 miliardi di euro all’Erario. Nello stesso arco di tempo, tra le voci di uscita che verranno inserite nel bilancio pubblico, vanno inoltre annoverati i 9,7 miliardi di euro destinate alle politiche attive per il lavoro. Più di 35 miliardi di euro, dunque, verranno spesi per interventi e servizi volti a migliorare la situazione occupazionale del Paese.
Questa spartizione delle risorse, tuttavia, rappresenta un campanello d’allarme per l’associazione, sopratutto se i fondi destinati al Reddito di Cittadinanza, o in generale alle politiche assistenziali, si paragonano a quelli che invece verranno stanziati per altri settori, come – per esempio – quello relativo a istruzione e ricerca (25,5 miliardi per l’Università e 11,6 miliardi per la ricerca). È evidente, come ha riportato il Centro Studi, che questo squilibrio genererà dei problemi, poiché così facendo il nostro diventa un Paese che non investe nel futuro e che, proprio per questo motivo, è destinato a non crescere.
La revisione del Reddito di Cittadinanza è stato motivo di scontro al Governo. Alcuni politici, in più occasioni, hanno proposto di eliminare l’erogazione dell’assegno previdenziale, per altri invece andrebbe solo modificato. A pensarla diversamente è invece Luigi Di Maio, che si è detto irremovibile su questo punto. Reddito e pensione di Cittadinanza, così come approvati da M5s e Lega, non devono essere né aboliti né cambiati secondo il leader pentastellato.
Le sue intenzioni, però, non sono le stesse del Premier Conte che, come anticipato sopra, vuole provare a ridurre i casi di frode e dare maggiori risorse ai Centri per l’Impiego (per far sì che chi si trova in condizioni di disagio venga ricollocato in tempi brevi).