(Teleborsa) – “Più che un paese frugale l’Olanda mi pare un paese bifronte. Se da una parte è particolarmente rigorosa quando si parla delle finanze degli altri paesi europei, magari in difficoltà, dall’altra mi pare disinvolta e indulgente quando si parla delle proprie”. Ad analizzare la questione, alla luce del braccio di ferro europeo sul Recovery Fund, è l’economista e docente Innovation Academy Trentino Sviluppo, Andrea Ferretti. “Considerando che i paesi più colpiti dal Covid perdono ogni anno circa 10 miliardi di gettito fiscale a causa delle politiche elusive dell’Olanda dobbiamo chiederci – sottolinea Ferretti – se ci troviamo davvero di fronte a un paese frugale o più semplicemente davanti a un paese avido”.
DEBITO E IMMOBILI – Già da qualche anno il Fondo Monetario Internazionale ha lanciato un forte allarme per l’eccessivo indebitamento delle famiglie olandesi nel settore immobiliare. Il rapporto tra l’indebitamento delle famiglie olandesi e il reddito disponibile è, infatti, intorno al 102% contro una media europea del 55%. Il problema è che questo eccesso di indebitamento nel settore immobiliare può generare delle bolle che diventano pericolose quando intervengono delle variabili esogene incontrollabili come può essere il Covid-19. Tanto è vero che, da marzo 2020, il mercato immobiliare olandese si è completamente bloccato dopo anni di continua crescita in termini sia di transazioni che di prezzi.
BANCHE E IMMOBILI – In Olanda esiste una fortissima connessione tra risparmio privato, banche e settore immobiliare. Il 65% dei mutui sono, infatti, erogati dalle banche e in particolare da tre banche: Abn Amro, Ing, e Rabobank. Bisogna ricordare che nella precedente crisi Abn Amro fu nazionalizzata e Ing salvata dal default grazie all’intervento del Governo olandese.
OLANDA COME PARADISO FISCALE – L’Olanda non è un paradiso fiscale come lo possono essere le Cayman ma sicuramente è un Paese leader nella creazione di buchi neri fiscali. Qui il problema è duplice: da una parte l’Olanda ha applicato alle aziende una fiscalità particolarmente contenuta attirando, in questo, modo migliaia di imprese nel paese di cui molte fantasma. Si stima, infatti, che le cosiddette “aziende bucalettere” siano circa 15mila. Da questo meccanismo l’Olanda trae circa il 30% dei suoi introiti fiscali ma, dall’altra parte, gli altri paesi europei a causa di queste politiche elusive – non solo dell’Olanda ma anche del Lussemburgo, Austria ed altri – perdono mediamente 60-70 miliardi di gettito fiscale. Il problema olandese non è, tuttavia, nemmeno tanto in queste aliquote particolarmente contenute per le società. Il problema è che l’Olanda è diventato il vero crocevia di una serie di flussi finanziari piuttosto oscuri in termini di royalties, interessi e di utili delle società che vanno e vengono dai paradisi fiscali. È evidente che questo meccanismo finisce per indebolire l’impalcatura finanziaria europea e vanifica in parte tutta quella normativa antiriciclaggio che abbiamo faticosamente messo in essere.