(Teleborsa) – In seguito alla valutazione delle attuali discontinuità di mercato originate dalla pandemia di Covid-19, conferma le linee strategiche al 2050 presentate a fine febbraio, che consentiranno al gruppo di diventare leader nella fornitura di prodotti decarbonizzati, contribuendo attivamente al processo di transizione energetica e coniugando obiettivi di redditività e di sostenibilità. “Gli sviluppi legati alla diffusione della pandemia Covid-19 – spiega Eni in una nota – hanno reso ancora più evidente la validità del percorso strategico della società”.
“Confermiamo la nostra strategia finalizzata a far diventare Eni leader nella decarbonizzazione, nonostante gli impatti di ampia portata che la pandemia Covid-19 sta avendo sull’economia e sul gruppo. Possibili accelerazioni del percorso – ha spiegato l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, – sono in corso di valutazione. Questo ci consentirà di ottenere un miglior bilanciamento del portafoglio, riducendone l’esposizione alla volatilità dei prezzi degli idrocarburi, e di coniugare gli obiettivi di redditività e di sostenibilità che Eni si è posta. La revisione dello scenario, maturata a quattro mesi dall’inizio dellapandemia, proietta le nostre aspettative sui prezzi futuri e sarà il nuovo riferimento per levalutazioni sull’allocazione delle nostre risorse”.
Come già comunicato al mercato, punto qualificante della strategia di Eni è il conseguimento di un target di riduzione dell’80% delle emissioni assolute nette GHG di tutti i prodotti al 2050, ben oltre la soglia di riduzione del 70% indicata dalla IEA nello scenario compatibile con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. L’evoluzione in chiave sempre più sostenibile del modello di business di Eni viene poi coniugata – si legge nella nota – con il mantenimento di una rigorosa disciplina finanziaria nelle politiche di investimento e di una solida struttura patrimoniale di gruppo.
Valutati gli impatti della pandemia Covid-19 sullo scenario macroeconomico ed energetico di riferimento, Eni ha modificato le proprie proiezioni di mercato in risposta ad alcuni trend emergenti. In particolare, vengono aggiornate le previsioni dei prezzi degli idrocarburi, driver principale delle decisioni di investimento e delle valutazioni di recuperabilità dei valori di bilancio delle attività fisse.
Revisione dello scenario 2020-2024 e lungo termine – Il nuovo scenario adottato da Eni prevede un prezzo Brent di 60 dollari/barile in termini reali 2023 rispetto all’assunzione precedente di 70 dollari/barile. Per gli anni 2020-2022, il prezzo è previsto rispettivamente a 40, 48 e 55 dollari/barile (in precedenza 45, 55 e 70 dollari/barile). Il prezzo del gas al mercato spot PSV Italia è previsto a 5,5 dollari/mmBTU nel 2023 rispetto ai precedenti 7,8 dollari/mmBTU, per gli anni 2020-2022 è previsto rispettivamente a 3,0, 4,6 e 5,2 dollari/mmBTU (in precedenza 3,9, 5,1 e 7,3 dollari/mmBTU). I margini di raffinazione di lungo termine per l’area mediterranea sono confermati di poco inferiori ai 5 dollari/barile.
Effetti di bilancio della revisione dello scenario – La verifica di recuperabilità dei valori d’iscrizione delle attività fisse è tuttora in corso e al momento Eni fa sapere che per il management non è possibile quantificare in via definitiva l’impatto di bilancio delle rettifiche di valore dovute alle nuove assunzioni di prezzo. A oggi, sulla base delle informazioni disponibili e dello stato corrente dei processi valutativi, nel secondo trimestre il management stima di rettificare i valori d’iscrizione delle attività noncorrenti, comprese imposte differite attive, per un valore post tasse di circa 3,5 miliardi di euro a cui è applicabile un range di approssimazione di +/- 20%. Il valore centrale corrisponde a una riduzione limitata, 4% circa, delle attività non correnti. Il valore ante imposte, stimato in 2,8 miliardi di euro, è attribuibile per 2,0 miliardi di euro a svalutazioni di asset upstream e per il resto al comparto della raffinazione. Non sono previste svalutazioni di asset esplorativi indotte dalla revisione dello scenario. La riduzione delle imposte differite attive di 0,7 miliardi di euro deriva dalle svalutazioni delle perdite fiscali al netto degli effetti connessi alle rettifiche di valore degli assets industriali. Tali oneri nel loro ammontare definitivo – conclude la nota – saranno rilevati nei conti consolidati del secondo trimestre 2020, che saranno diffusi al mercato il 30 luglio prossimo, e nella relazione semestrale al 30 giugno, che sarà pubblicata indicativamente nella prima settimana di agosto al completamento delle attività di limited review da parte del revisore.