(Teleborsa) – L’aerospazio rappresenta un importante volano per l’economia della Campania, con 12mila addetti, il 22% degli occupati nel settore in Italia, esportando un valore corrispondente a un miliardo 147 milioni in un anno. Numeri generati da 159 imprese, tra cui 22 di grandi dimensioni. Il Centro Italiano Ricerche Aerospaziali (CIRA) di Capua insieme ad altri 21 centri di ricerca e Università e 109 piccole e media imprese costituisce dal 30 maggio 2012 il Distretto Tecnologico Aerospaziale Campano (DAC).
Proprio il DAC si è fatto promotore del programma di Restarting by transforming rivolto alle aziende regionali del comparto aerospaziale a sostegno della gestione post Covid-19. Presidente del DAC è Luigi Carrino, 66 anni, professore ordinario di tecnologie e sistemi di lavorazione all’Università Federico II di Napoli.
Luigi Carrino è laureato in ingegneria meccanica, già Prorettore dell’Università degli Studi di Cassino. Tra i numerosi incarichi è membro del Comitato CNR presso la Presidenza Consiglio dei Ministri per l’Innovazione, Segretario dell’Associazione Italiana di Tecnologia Meccanica (A.I.Te.M.) e Presidente del Comitato Scientifico della Fondazione FORMIT (Fondazione per la Ricerca sulla Migrazione e sulla Integrazione delle Tecnologie), Ente vigilato dal MUR. Con il Presidente Luigi Carrino Teleborsa ha parlato appunto dello stato e delle potenzialità del Distretto Tecnologico Aerospaziale Campano:
Presidente, il Distretto Tecnologico Aerospaziale Campano aggrega una delle realtà più consolidate nel panorama internazionale del settore a livello di apparato produttivo, studi e ricerca. Lei però ha denunciato un gap, ovvero una debolezza logistica. In che termini?
“Innanzitutto, partiamo dai punti di forza, così capiamo perché è così penalizzante la debolezza di cui lei parla. Noi abbiamo un’altissima densità di ricerca in regione Campania, soprattutto nel settore aerospaziale in cui vantiamo una tradizione notevolissima e anche un presente importante. La nostra università Federico II quest’anno si è classificata per il corso di ingegneria aerospaziale seconda in Europa e prima in Italia, ed è quarta nel mondo. Quindi la capacità di formare talenti nel settore aerospaziale è notevolissima. Allo stesso modo abbiamo strutture di ricerca importanti. Ricordo solo il Centro Italiano Ricerche Aerospaziali, l’unico al mondo in grado di fare il test di simulazione fisica per il rientro delle navicelle spaziali. Allo stesso modo anche il settore industriale è pieno di realtà di grandissimo valore, sia di grandi che piccole e medie imprese. La debolezza che io segnalavo riguarda le infrastrutture a supporto della logistica perché l’aeronautica in Campania è nata intorno all’aeroporto di Pomigliano d’Arco, che non esiste più da tanti anni, e non è stato sostituito da alcuna altra infrastruttura aeroportuale al servizio della sperimentazione, della certificazione e di tutta la logistica connessa alle produzioni aeronautiche”.
L’impressione è che ci siano tante potenzialità ancora inespresse, come per esempio il comparto dei velivoli senza pilota, a cui viene attribuito un grande valore strategico. Come sarà possibile sviluppare queste competenze?
“Ha ragione. Io cito solo l’esperienza del CIRA che da tantissimi anni svolge un’attività sperimentale importante e ha condotto circa 200 missioni di volo autonomo, con la capacità del sistema montato sull’aeromobile di leggere le condizioni a contorno e poter svolgere missioni anche in scenari che cambiano. Quindi abbiamo delle capacità notevoli. Anche in questo caso abbiamo bisogno di una infrastruttura che consenta di poter continuare questa sperimentazione all’interno di una logica che faccia leva sulle esperienze regionali ma messe all’interno di una visione di un sistema nazionale. Noi abbiamo esperienze importanti in Puglia, Campania, Sardegna, Lombardia Piemonte, Lazio, quindi dovremmo avere una regia complessiva che sia capace di creare da una parte infrastrutture e corridoi di sperimentazione e dall’altra di prendere il meglio da ciascuno pezzo della Nazione”.
Nel contesto attuale, con l’industria che deve fare i conti con la pandemia da Covid, quale contributo può fornire il Distretto Tecnologico Aerospaziale alla ripresa dell’economia in Campania?
“I distretti in generale devono continuare a svolgere un ruolo di forte legame, di visione strategica fra le grandi e le piccole e medie imprese, perché più che mai oggi bisogna condividere visioni lontane nel tempo e cercare di evitare rapporti occasionali che sono quelli tipici e del rapporto breve compratore-venditore. Bisogna guardare lontano, sostenere fortemente i progetti di ricerca e sviluppo e puntare ad avere forte impegno nella nella digitalizzazione delle produzioni, che naturalmente devono essere guidate dai grossi player ma che devono coinvolgere tutto il sistema della subfornitura.
Nel contempo il Distretto deve fare leva sui decisori politici, perché prendano consapevolezza che questo settore è il settore manifatturiero che crea più occupazione in totale, fra diretta e indiretta. Pensi che solamente in Campania 12.000 addetti generano 45.000 addetti complessivi e, quindi è un settore importante per l’occupazione, per il valore aggiunto e anche per lo sviluppo dell’innovazione, che premia non solo il nostro settore ma viene applicato in tanti altri. Quindi bisogna fare sì che in questo periodo non si corra il rischio di bloccare i progetti di novazione, sviluppo e la ricerca del settore. Voglio concludere sottolineando che bisogna utilizzare le risorse per far partire l’economia del settore delle costruzioni, puntando non solo all’economia generata dagli interventi nelle case e nei condomini, ma soprattutto nelle grandi opere pubbliche. Le infrastrutture per la logistica del manifatturiero, soprattutto dell’aerospazio, devono rientrare in un piano straordinario di investimenti”.