(Teleborsa) – Una risposta “lenta” e “frammentaria“. Così definisce la risposta del Governo italiano il Centro Studi di Confindustria (CSC) in un commento che punta a mettere a confronto le reazione di diversi Paesi all’emergenza sanitaria da Coronavirus.
Come mette in evidenza il CSC il primo provvedimento organico a carattere nazionale adottato dall’esecutivo è arrivato a 23 giorni dal momento in cui sono stati registrati i primi 100 casi nel Paese. Sono stati 15 giorni negli Stati Uniti, 12 in Francia e 8 in Germania i giorni necessari per una medesima reazione.
Alla base del ritardo lo studio comparato individua una causa di carattere politico e una di carattere legislativo. “Ciò è dovuto alla difficoltà politica di trovare l’accordo tra le forze della maggioranza – spiega il Centro Studi di Confindustria – ma anche all’enorme complessità dei provvedimenti legislativi che si adottano in Italia: il solo Dl rilancio è composto di 266 articoli e richiede 90 provvedimenti attuativi. Questa complessità, unita alle difficoltà operative della pubblica amministrazione conferma, anche in queste circostanze, il ritardo cronico nell’implementazione delle misure”.
Italia indietro anche per lo sforzo economico espresso. Sul piano dei sussidi, la Germania ha erogato oltre 13 miliardi di euro di aiuti a piccole imprese e autonomi (in circa due mesi) contro i 4,7 della Francia (erogati in poco più di 2 mesi) e i 2,4 dell’Italia (per il solo mese di marzo e solo alle partite Iva).
Sul fronte dei provvedimenti a sostegno della liquidità il divario è ancora più ampio. Il Governo americano in meno di due mesi ha erogato 512 miliardi di dollari di prestiti (a oltre 4,5 milioni di beneficiari), la Germania, in due mesi e mezzo, circa 47 miliardi di euro (a quasi 63mila beneficiari), la Francia, in poco più di due mesi, oltre 88 miliardi di prestiti (a 478mila beneficiari), l’Italia, tramite il fondo di garanzia, in tre mesi, quasi 34 miliardi (per soddisfare circa 646mila domande) e, tramite la Garanzia Italia-Sace, in due mesi e una settimana, solamente 718 milioni (a 75 beneficiari).
Il “punto critico” della risposta italiana è rappresentato dai tempi di adozione e implementazione delle misure, spiega il CSC. “Il ritardo è ampio rispetto agli altri Paesi considerati – affermano i tecnici di Confindustria – e compromette l’efficacia delle misure adottate che, in una fase emergenziale come quella attuale, necessitano invece di una trasmissione immediata al sistema economico”.
Quadro migliore se invece si analizzano i programmi di stabilità presentati dai Paesi europei. L’ammontare dell’impulso fiscale adottato in Italia è inferiore a quello della Germania (4,5 punti di PIL del 2019), ma sopra alla media Ue (3 punti): 4,2 punti di PIL 2019 contro 1,7 della Francia e 0,7 della Spagna. Sulle misure per la liquidità, l’Italia primeggia con un ammontare massimo potenzialmente utilizzabile pari a circa 37,8 punti di PIL (media Ue: 20,6 punti), seguita da Germania (27,8), Francia (15,9) e Spagna (10,1).