(Teleborsa) – Dopo l’impennata di contagi e di morti per l’epidemia coronavirus e, soprattutto, la seconda tragica sfilata di carri militari per portare le salme delle vittime fuori da Bergamo, verso i cimiteri di altre provincie, arriva l’allarme di centinaia di sindaci del bergamasco, che chiedono maggior rigore ed il completo blocco di tutte le attività.
“È arrivato il momento di fermarci, ma per davvero. Confidiamo in voi”, Questo l’appello firmato da 243 sindaci dei comuni bergamaschi, guidati dal primo cittadino di Bergamo, Giorgio Gori, e dal Presidente della Provincia di Bergamo, Gianfranco Gafforelli, in una lettera indirizzata al Premier Giuseppe Conte ed al Governatore della Lombardia, Attilio Fontana.
“Riteniamo che l‘adozione di coraggiosi nuovi provvedimenti restrittivi possa rappresentare l’unica ed auspicabile soluzione per una tragedia che sembra non avere fine“, scrivono i primi cittadini dei comuni interessati, aggiungendo “chiediamo, auspichiamo e sollecitiamo un intervento maggiormente coercitivo che imponga nuove restrizioni: con i dati che tutti conosciamo non è pensabile che ancora oggi ci si debba basare sul buon senso dei cittadini chiamati a rispettare regole soggette alle più varie interpretazioni”. “I movimenti sul territorio – sottolineano – sono ancora troppi e molti inesorabilmente costituiscono un vettore per questo virus”.
Pur “consapevoli” dell’importante presenza di attività produttive in Lombardia e delle “gravi conseguenze economiche” che le maggiori restrizioni porterebbero con sé, i sindaci ritengono “necessaria” l’adozione di coraggiosi nuovi provvedimenti restrittivi, “per salvare delle vite e per tutelare il valore primario della salute che non può che precedere quello pur sacrosanto del mercato economico”.