Un tema che diventa sempre più centrale e prioritario. “La questione del cambiamento climatico rappresenta una minaccia anche per la stabilità finanziaria” e “il tema dell’ambiente” troverà spazio “nella revisione sulla strategia che effettueremo”. Lo ha detto Christine Lagarde.
Nella riunione di ieri, giovedì 23 gennaio, il consiglio direttivo della Bce ha lanciato formalmente la revisione della sua strategia di politica monetaria, come annunciato in precedenza dalla sua Presidente.
Il processo di strategy review – che dovrebbe concludersi entro la fine del 2020 o anche oltre – toccherà innanzitutto gli snodi chiave della politica monetaria: definizione della stabilità dei prezzi, anche quantitativa sull’inflazione, strumenti di politica monetaria, analisi economica e monetaria e comunicazione. Oltre all’ambiente saranno considerati anche la stabilità finanziaria e l’occupazione.
SVOLTA GREEN – “Riguarderà il nostro modo di comunicare, decidere e misurare, sarà un esercizio ad ampio raggio”, ha sottolineato Lagarde annunciando che il clima farà sicuramente parte di questo ripensamento delle priorità strategiche. “Il cambiamento climatico – ha sottolineato – è responsabilità di tutti, ovunque noi siamo dobbiamo combatterlo. Diversi dipartimenti della Bce sono al lavoro per capire l’impatto del climate change sulla gestione dei rischi, i modelli, le previsioni”
Come ampiamente previsto alla vigilia, nessuna sorpresa sul fronte della politica monetaria. La Bce ha deciso di lasciare i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale invariati rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al -0,50%.
Confermato che gli acquisti di attività nell’ambito del Qe proseguiranno al ritmo d i 20 miliardi di euro al mese e che “proseguiranno finché necessario a rafforzare l’impatto di accomodamento dei suoi tassi di riferimento e che termineranno poco prima che inizierà a innalzare i tassi di riferimento”.
Per quanto riguarda il quadro più generale, “la crescita nell’Eurozona continua ma ad un passo moderato”, ha spiegato la neopresidente nel corso della conferenza stampa di rito al termine del Consiglio direttivo, spiegando che a “pesare è la debolezza del settore manifatturiero”.
Non cambia la fotografia che l’Eurotower aveva già scattato nel mese di dicembre: “I rischi per le prospettive di crescita dell’area dell’euro, connessi a fattori geopolitici, crescente protezionismo e vulnerabilità nei mercati emergenti, restano orientati al ribasso sebbene siano divenuti lievemente meno pronunciati”. La crescita “continuerà ad essere sostenuta da condizioni finanziarie favorevoli” e da una politica monetaria “accomodante”.