(Teleborsa) – Il settore alberghiero, asse portante del turismo, fa i conti con il fermo condizionato dalle misure restrittive adottate per contrastare il contagio da coronavirus. Una stasi la cui durata non è al momento ipotizzabile. Teleborsa ha intervistato Antonella De Gregorio, titolare di due alberghi (un 4 Stelle nel centro di Roma, attualmente chiuso, e una struttura nella periferia est della città al momento aperta per “supporto ad attività emergenziali”), vicepresidente di Federalberghi Roma. Antonella De Gregorio, albergatrice dal 1977, ha analizzato la situazione nella Capitale, dove, ante Covid-19, si registravano annualmente 25 milioni di presenze nei soli esercizi alberghieri.
Quali prospettive di ripresa lei intravede per il settore alberghiero?
“A breve non vedo grosse prospettive di ripresa. Il settore ricomincerà a lavorare a pieno regime nella primavera del 2021. Questa la previsione che ipotizziamo come albergatori. Il problema è che non abbiamo alcuna prenotazione sui nostri siti o attraverso i portali. A Roma, città d’arte, le prenotazioni sono a zero. Per cui navighiamo a vista, vedremo nei prossimi mesi come potrà evolvere il mercato. Ci sarà sicuramente maggiore attenzione al mercato interno. Anche se con il mercato italiano non riusciamo a raggiungere la piena occupazione delle stanze perché rappresenta solo il 50% delle richieste. Ciò fino a quando non si ripristinerà la normalità. Ritengo che molte aziende decidano di non riaprire in questa prima fase e magari riservarsi di farlo nei mesi di settembre ottobre, augurandoci che siano riaperti i voli e anche dall’estero possano venire con tranquillità”.
Come pensa potrà cambiare il modello di ospitalità?
“Il modello di ospitalità è già cambiato. Ci saranno delle procedure che si avvicinano molto a quelle di tipo sanitario. Ci saranno dei percorsi prestabiliti, pure non rinunciando alla nostra maniera di accogliere. Benché schermati da plexiglas e mascherine, cercheremo di sorridere con gli occhi, essere espressivi. L’attenzione al momento è solo rivolta solo a coloro i quali sono obbligati a viaggiare”.
Il Governo ha pensato di istituire una detrazione fiscale per soggiorni di almeno 3 notti in strutture ricettive italiane. E’ un incentivo che vi convince?
“Tutti gli incentivi sono buoni, è buona cosa che ci sono delle iniziative da parte del Governo. Certo è che molti le vacanze non le faranno in mancanza di liquidità. Altri non le faranno perché hanno già consumato le ferie, come è capitato a coloro che sono andati in cassa integrazione. Penso che saranno le località marine e di montagna le mete di vacanza, piuttosto che le città d’arte”.
Lei è titolare di un albergo che ha offerto i suoi spazi per ospitare pazienti Covid guariti e dimessi dagli ospedali. Cosa sta dimostrando questa esperienza?
“È stato un arricchimento professionale molto importante. Negli alberghi abbiamo già una serie di procedure, percorsi obbligati di pulizia profonda, igienizzazione e sanificazione. Questa esperienza ci ha fatto fare un passo ulteriore, perché abbiamo imparato quali sono tutte le tecniche che usano negli ospedali. Il nostro personale non è interessato perché gli alberghi hanno solo compiti di controllo, come l’apertura distanza di cancelli e porte, per cui non entra in contatto in nessun modo con gli ospiti in quarantena. Ci hanno insegnato le tecniche di sanificazione delle mani, a mettere il gel e poi il guanto e come toglierlo, come vanno indossati le mascherine e i dispositivi di protezione per essere sicuri di non mettere a repentaglio la propria salute”.