(Teleborsa) – “La globalizzazione è il campo in cui si sviluppano alcuni dei nostri più profondi conflitti sociali, inclusi quelli sui valori fondamentali”. Così, nel suo famoso saggio La globalizzazione che funziona, il nobel dell’economia Joseph Stiglitz, qualche anno fa, dava una delle sue definizioni della globalizzazione.
E in effetti l’emergenza che stiamo vivendo a causa del Covid-19 rappresenta la malattia (pandemia) della globalizzazione. E’ evidente che il mondo che abitiamo è un complesso di logiche sociali, politiche ed economiche, di carattere sovraidentitario e sovraculturale, ma prima di tutto di persone. Lo dichiara Moreno Zani, fondatore e Presidente del Gruppo europeo Tendercapital che aggiunge: “L’emergenza in corso deve rappresentare l’occasione per ri-costruire un mondo che partendo dagli individui abbia come obiettivo primario la sostenibilità ambientale e sociale, realtà a cui oggi sempre più persone e imprese guardano. Ed è proprio da questa consapevolezza che già a partire dalle crisi del 2008 e del 2011, molte società hanno rifondato i propri parametri di business, avvicinandoli sempre con maggior chiarezza a questi temi, per costruire un nuovo volano e un new-deal che sia veramente capace di far coesistere interessi collettivi e profitto.
Riguardo l’aspetto più strettamente economico, prosegue Zani, estremamente importante riflettere sulle possibili conseguenze di quanto sta avvenendo. Potremmo essere di fronte ad una crisi “event-driven”, di conseguenza temporanea con ricadute che, anche se gravi, potrebbero essere riassorbite in un tempo non prolungato. Contrariamente, se questa emergenza innanzitutto sanitaria che ha toccato tutti noi, spesso nei propri affetti, complice il crollo dei valori delle attività finanziare e delle materie prime, avesse minato la fiducia dei cittadini sul proprio futuro lavorativo e provocasse il fallimento di imprese a causa di crisi di liquidità, di business plan non più attuabili ovvero di una modifica sostanziale dei consumi, allora ci troveremmo di fronte ad una crisi di sistema senza precedenti.
È un rischio da evitare in tutti i modi e con tutti i mezzi possibili.
Le banche centrali, sottolinea ancora, stanno iniettando nel sistema economico e finanziario una quantità importante di moneta, ma occorre tener presente che gli effetti non sono immediati perchè intermediati dal sistema creditizio (al contrario di politiche come l’helycopter money) né tanto meno siamo in grado di valutarne a priori gli effetti sull’economia reale. A questo punto, l’unico strumento che l’Italia e l’EU hanno a disposizione è l’implementazione di azioni coordinate dirette (fiscali e con iniezioni di denaro) verso cittadini ed imprese anche accompagnate da impegni da parte di queste ultime in termini di mantenimento del personale, ecc. così come stanno già facendo altri paesi europei. Il tutto con il supporto al mercato del debito nazionale della Bce. Azioni che oggi non devono essere limitate bensì portate avanti sino a quando saranno necessarie, senza limiti di tempo e volume.