(Teleborsa) – Dopo tre mesi di sospensione, domani, mercoledì 17 alle 8.30 circa 500mila studenti (quest’anno sono stati tutti ammessi) rientreranno nelle loro aule, per affrontare la Maturità. Ieri sono tornati a scuola i docenti delle classi quinte del secondo grado e si sono riunite le 13mila commissioni d’Esame per sorteggiare la lettera da cui mercoledì inizieranno i colloqui orali, fissare il calendario, stabilire la durata delle varie parti del colloquio, preparare il materiale. “Un primo rientro dopo il lockdown. Voglio ringraziare – ha commentato il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina – tutti i commissari e presidenti di commissione che accompagneranno i maturandi in queste giornate. Resto convinta che fosse giusto mantenere gli Esami, farli in presenza e in sicurezza. Perché con il secondo ciclo si chiude un lungo percorso di studi e l’Esame è uno snodo verso la vita da adulti. Era giusto far vivere questo passaggio agli studenti. Oggi la scuola comincia a ripopolarsi. È un primo segnale di ritorno alla normalità. Ora lavoriamo per settembre con l’obiettivo di riportare tutti in classe”.
Un esame di Maturità diverso quello di quest’anno. Previsto solo un unico colloquio orale, che varrà fino a 40 punti, con durata massima di un’ora, che si svolgerà in presenza, davanti a una commissione con tutti i commissari interni e il solo presidente esterno.
“Abbiamo ben chiara la necessità di tornare a scuola, alla didattica in presenza. La didattica a distanza è stata una necessità, che ha anche evidenziato il digital divide, ma il Paese non era preparato. Ritorneremo a scuola”, ha affermato, ieri, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al termine della seconda giornata di lavoro degli Stati generali a Villa Pamphilj. Durante il confronto con i sindacati Azzolina ha, inoltre, toccato il nodo riforma della scuola indicando le priorità di investimento per il rilancio. “Dobbiamo imparare dall’emergenza e saper progettare. Non serve un’altra riforma della scuola, ma le criticità di questo periodo ci dicono su cosa dobbiamo investire”. Il primo punto, per il Ministro dell’Istruzione è la “riduzione del numero degli alunni per classe” che, secondo Azzolina, “servirà anche a combattere la piaga della dispersione scolastica”. Bisogna, poi, puntare “sull’innovazione didattica, sfruttando le potenzialità del digitale, non a distanza ma in classe”. Sul fronte della formazione del personale il Ministro dell’Istruzione si è detta d’accordo con Landini. “Credo – ha sottolineato Azzolina – che la formazione del personale debba essere strutturale e obbligatoria. Serve personale preparato, formato e, di conseguenza, anche più pagato”.
Tra gli ultimi punti indicati dal Ministro per una riforma delle scuola efficace vi è il rilancio della mobilità europea degli studenti anche nella scuola secondaria, e, infine, la valorizzazione degli Istituti tecnici superiori post-diploma e dell’istruzione tecnica e professionale, che – ha precisato Azzolina – “non è di serie B”.