(Teleborsa) – Duecentomila collaboratori scolastici, assistenti tecnici e amministrativi protestano contro la decisione di sospendere le attività didattiche fino al prossimo 15 marzo che – come ha chiarito il ministero dell’Istruzione – comporta l’interruzione delle sole lezioni ma non la chiusura delle scuole. Quest’ultimo provvedimento, di esclusiva competenza delle Regioni e degli Enti Locali, prevede il divieto di accesso ai locali per tutto il personale e per gli alunni, mentre, nel caso della sospensione, le scuole rimangono aperte e i servizi erogati dagli uffici di segreteria devono continuare a essere prestati. Il Dirigente Scolastico e il personale ATA (Amministrativo, Tecnico e Ausiliario) sono, dunque, tenuti a garantire il servizio ed eventuali assenze devono essere giustificate.
“Nella maggior parte dei casi si tratta di un rischio inutile e per questa ragione il sindacato ne aveva chiesto la chiusura. Uno spreco, un problema in più se non si programmano attività formative a distanza, specialmente per chi ha figli a casa. Un costo in più per l’utenza e bisogna rimanere vigili sulle raccomandazioni date dal governo nei luoghi di accesso al pubblico” afferma l’Anief. “In molti tra il personale ATA – continua il sindacato – si chiedono il perché di questa scelta dal momento che sanificare o disinfettare non è loro compito, e comunque sarebbe bastato un giorno; e in pochi istituti sarà possibile garantire la didattica a distanza“. Anche per quanto riguarda la funzione dell’assistenza al pubblico l’Anief ritiene la presenza del personale ATA superflua dal momento che “non verrà nessuno e se dovesse venire sarà tenuto almeno a un metro di distanza”.
Il sindacato – si legge in una nota – invita, dunque,”tutto il personale ATA a porre in atto ogni azione volta a salvaguardare la propria salute e la propria incolumità, seguendo scrupolosamente le indicazioni del Consiglio Superiore della Sanità e segnalando eventuali comportamenti scorretti o contrari alla normativa richiamata”.