(Teleborsa) – La Rete Unica è il tema caldissimo di questi ultimi giorni, ma il progetto per la creazione di una società che accorpi le infrastrutture di tlc, che ha ricevuto il via ibera di massima del governo, divide l’opinione pubblica, in attesa che si esprimano oggi i CdA di e CDP. Un progetto che per la sua complessità sembra un po’ “frettoloso” e che ….
E’ quanto affermato, una intervista a Key4biz,da Francesco De Leo, presidente di Kaufmann & Partners ed ex direttore generale di Telecom Italia.
Il manager ha commentato anche la reazione dei mercati, affermando che la performance del titolo in Borsa suggerisce che gli operatori nutrono evidentemente “più di un dubbio sulla percorribilità dell’operazione”. Affermando che nel progetto si intravedono ancora “pochi punti fermi”, De Leo ha spiegato che “c’è ancora una palese approssimazione e molta ambiguità” sul progetto “sia nei termini che nei modi”, che il mercato legge come “segnali di incertezza”.
Per l’esperto “sono almeno quattro i fattori che hanno incrinato la coerenza complessiva del progetto”, innanzitutto la “fretta eccessiva” che – sottolinea – “non è mai gradita dagli osservatori, perché insinua il dubbio che ci siano problemi più gravi di natura strutturale”.
Criticata anche la scelta di TIM di dare l’annuncio del via libera del governo all’accordo con CDP “a mercati aperti”, prassi che viene giudicata “non condivisibile” e guardata con “sospetto”, così come la presenza dell’Ad di CDP a Palazzo Chigi senza “una preventiva presa di visione da parte del CdA” ella Cassa.
E poi, ancora, De Leo cita gli atteggiamenti contraddittori e non coerenti di una serie di soggetti che “hanno ricoperto ruoli apicali proprio in TIM”, che “hanno insinuato negli analisti il sospetto” che non si stia parlando di un “progetto che ha una sua valenza industriale, ma di un problema di assetto politico”. “Occorre prendere atto che l’unico soggetto che è stato rispettoso delle proprie prerogative, coerente senza esitazioni, e rispettoso dei mercati è stato Open Fiber”, afferma De Leo, aggiungendo che la società “proietta un’immagine positiva del nostro Paese in Europa” e ricordando che in 5 anni “ha creato un valore fra i 6 e i 7 miliardi di euro” pari al valore del 100% di TIM.
Posto che all’interno del Governo ci sono “posizioni diverse” sulla governance, l’esperto ritiene che si tratti di un “percorso che richiede tempi lunghi”, con il rischio che la rete “possa essere resa obsoleta dall’evoluzione della tecnologia e del settore nel suo complesso”. Parla poi di “un progetto che parte già vecchio” che va a scontrarsi con le tendenze emerse da almeno 10 anni a livello internazionale, verso la de-verticalizzazione del settore delle telecomunicazioni e l’affermazione di operatori di torri neutrali e indipendenti, come Cellnex.
Se la parola d’ordine – spiega l’ex manager di Telecom – è neutralità ed indipendenza, che TIM non è in grado di assicurare nel sui ruolo di “incumbent” e con un passato alle spalle.
L’altro punto che rende obsoleto il progetto Rete Unica prima ancora della sua nascita riguarda lo scenario internazionale, afferma De Leo, citando gli esempi di Elon Musk e Jeff Bezos ed aggiungendo
La soluzione suggerita dal’esperto per l’Italia passa dunque per una visione d’insieme, più realistica e proiettata al futuro.”Il Paese non ha bisogno di ritrovarsi con nuovi monopoli, ma deve mettere invece in gioco le risorse migliori, con una visione sfidante del futuro, se vuole rilanciare una vera stagione di crescita sostenibile”, conclude.