(Teleborsa) – E’ la Grecia la vera “vincitrice” sui “grants”, le sovvenzioni a fondo perduto che rappresentano l’aspetto più significativo del piano europeo di rilancio post crisi pandemica, Next Generation Eu. Ad Atene, infatti, andrà la quota più rilevante, in rapporto al PIL, tra tutti i Paesi dell’Unione: oltre l’8%. Al secondo posto, tra i beneficiari “netti” si prevede che ci sarà il Portogallo, con poco meno del 6% del PIL di grants, mentre a valori simili seguiranno Slovacchia e Lettonia.
La graduatoria è stata stilata dalla BCE, sulla base delle decisioni adottate dal Consiglio europeo lo scorso 21 luglio e dei calcoli della Commissione europea. Sesta la Spagna, con grants netti attorno al 3,5% del PIL (viene preso a riferimento il valore del Pil 2019), seguita da Cipro, Estonia e poi, al nono posto tra i beneficiari netti, l’Italia, con sovvenzioni attorno al 2% del PIL. Fanalino di coda tra i beneficiari netti la Slovenia.
Seguono poi i contributori netti, quelli che cioè verseranno più di quanto ricevono e che ammontano a 9, che includono la Francia e, ai valori più elevati, sopra il 2% del Pil, Olanda e (al top) la Germania.
Le sovvenzioni verranno erogate prevalentemente tramite il Recovery and Resilience Facility, il principale veicolo di quello che comunemente viene chiamato Recovery Fund. “Le chiavi di distribuzione assicurano maggiore supporto macroeconomico ai paesi più vulnerabili – rileva la BCE in uno studio anticipato dal bollettino mensile, che guarda alle ricadute di bilancio di Next Generation Eu -. Nel 2021-2022 i fondi verranno distribuiti sulla base degli sviluppi di Pil procapite e disoccupazione. Da 2023 gli sviluppi sulla disoccupazione verranno sostituiti dalle dinamiche del PIL reale su 2020-2021″.
“La distribuzione concordata implica supporti rilevanti per i Paesi che fronteggiano le maggior sfide di Bilancio e economiche dopo la pandemia- La Grecia sarà il maggiore percettore netto rispetto al Pil, rileva l’istituzione monetaria – ma Spagna e Italia, che si prevede saranno tra gli stati più colpiti sia in termini di altri che di ricadute economiche, riceveranno a loro volta sostegni rilevanti”.
La BCE rileva che sulla base delle proposte della Commissione europea, e tenendo conto di popolazione, PIL procapite e disoccupazione media, il 70% di queste sovvenzioni dovrebbe essere erogato nel 2021-2022. Sul 30% che verrà allocato nel 2023, la ripartizione, invece che in base alla disoccupazione, avverrà sulla base del calo di Pil nel 2020 (15%) e sul calo cumulato 2020-2021 (15%).
Su tutto il piano Next Generaion EU, ricorda lo studio – intitolato “Le implicazioni di bilancio del pacchetto di rilancio UE” – la Commissione europea è stata autorizzata a raccogliere 750 miliardi di euro sui mercati dei capitali per conto dell’Unione.
I fondi verranno suddivisi in 390 miliardi di grants e 360 miliardi di prestiti a lungo termine. Verranno erogati fino al 2026, mentre la restituzione si trascinerà fino al 2058.
L’istituzione europea rileva anche come le emissioni dovute a Next Generation EU faranno aumentare l’attuale debito comune dell’Unione di circa 15 volte: sarà il più grande collocamento sovra nazionale che l’Unione avrà mai fatto.
La BCE ribadisce poi che sarà “essenziale” utilizzare i fondi europei di rilancio post crisi pandemica in modo da rafforzare il potenziale di crescita e la resilienza delle economie, perchè questo migliora la sostenibilità di Bilancio, rilevando come in base agli accordi presi queste risorse dovrebbero essere spese in in linea con le raccomandazioni specifiche per Paese dell’UE e le priorità di riforma concordate a livello europeo.
“Una risposta politica europea coordinata al Covid è essenziale per evitare un ripresa diseguale e la frammentazione economica“, dice la BCE. La risposta messa in campo con le diverse iniziative mobilitate “è ambiziosa e proporzionata alla sfida che il continente deve affrontare”.
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