(Teleborsa) – “Direi che Conte e Gualtieri hanno ottenuto per l’Italia un ottimo accordo e dunque un primo miracolo è già avvenuto. Purtroppo nelle cause di beatificazione i miracoli devono essere almeno due. Il secondo miracolo riguarderà la fase della ricostruzione. Personalmente ritengo che se, in tale fase, scendesse in campo Mario Draghi anche il secondo miracolo sarebbe molto più probabile”. Questo il commento dell’economista e docente Innovation Academy Trentino Sviluppo, Andrea Ferretti, in seguito all’accordo sul Recovery Fund raggiunto nel Gran Consiglio dello scorso 21 luglio. Un accordo che, come emerge dall’analisi di Ferretti, mostra diversi punti di forza ma anche qualche falla.
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PUNTI DI FORZA – Tra i punti di forza dell’accordo l’economista cita, innanzitutto, la questione degli importi in ballo. “Il rischio era – spiega Ferretti – che gli importi proposti dalla Commissione, ovvero aiuti per 750 miliardi, venissero falcidiati dai veti dei Paesi che io definisco ‘Frugavidi’: Olanda, Austria, Danimarca, Svezia e Finlandia. In realtà la rimodulazione che c’è stata può definirsi accettabile. L’importo complessivo di 750 miliardi è rimasto anche se, effettivamente, la quota di contributi a fondo perduto è stata ridotta a 390 miliardi con un parallelo aumento della quota relativa ai prestiti. La buona notizia è per l’Italia. Si riteneva che al nostro Paese spettassero circa 173 miliardi di aiuti, Conte e Gualtieri ne hanno, invece, ottenuti 209 con la stessa quota di contributi a fondo perduto pari a 82 miliardi e con la quota prestiti aumentata di 36 miliardi”. Il secondo punto riguarda il “diritto di veto”. “L’altro grosso rischio – sottolinea Ferretti – era che i Paesi Frugavidi ottenessero che i Piani nazionali dei diversi Paesi fossero approvati all’unanimità dal Consiglio. Si sarebbe trattato, di fatto, di un diritto di veto con l’Italia sorvegliata speciale in ostaggio dei popoli del nord. In realtà nell’accordo si è ottenuto, invece, che i Piani nazionali saranno approvati a maggioranza dai 27 Paesi. E non è la stessa cosa. In conclusione “l’accordo raggiunto – continua l’economista – farà, sicuramente, molto bene al nostro debito pubblico. Il nostro Governo potrà fare minori emissioni e, soprattutto, potrà farle in maniera pianificata, non sotto la pressione dei mercati”.
PUNTI DI DEBOLEZZA – Se è vero che i “Paesi Frugavidi” non hanno ottenuto il diritto di veto hanno, tuttavia, ottenuto – spiega Ferretti – quello che possiamo definire un “freno di emergenza”. L’accordo – continua l’economista – “prevede, infatti, che qualora un Paese si discostasse in maniera significativa dagli obiettivi prefissati gli altri Paesi potranno chiedere l’intervento del Consiglio europeo. A questo punto la Commissione sospenderà l’approvazione dei pagamenti in attesa che il Consiglio, nella successiva sessione, esamini in maniera esauriente la situazione. Non si tratta, tuttavia, di un potere di blocco in quanto si ritiene che l’ultima parola in materia di pagamenti spetti comunque alla Commissione. Si tratta però di un punto delicato sul quale bisognerà vigilare con grande attenzione”. Tra gli aspetti negativi Ferretti cita anche il taglio delle risorse del Piano programmatico 2021-2027 .
“Gran parte delle risorse del Piano programmatico 2021-2027 – afferma l’economista – sono state assorbite dai fondi del Recovery Fund. E poiché i Paesi Frugavidi non hanno ritenuto di concedere l’ampliamento al bilancio comunitario fissato a 1.074 miliardi è stato necessario apportare dei tagli a spese anche importanti in materia di sostegno alle imprese, digitalizzazione, e ricerca. E di questo bisognerà tenerne conto sicuramente”.