(Teleborsa) – Le minute della Federal Reserve pubblicate in settimana hanno evidenziato un outlook economico più prudente, per la seconda metà dell’anno, contribuendo alle vendite sull’oro complice il parallelo apprezzamento del dollaro, che ha abbandonato la soglia psicologica dei 2mila dollari.
Va detto che, le quotazioni del metallo giallo, dopo essersi dirette verso i 2.100 dollari l’oncia hanno arrestato la corsa delle ultime settimane, fino a registrare prima delle minute della Fed, il più marcato calo dal 2013.
Il mese di luglio 2020 verrà ricordato per il forte rally del prezzo dell’oro, che ha rafforzato di fatto un trend positivo cominciato a marzo 2020, con l’esplosione della crisi pandemica nelle principali economie occidentali. Dunque il crollo delle quotazioni sarà stato dovuto in parte anche alle prese di profitto da parte degli investitori.
C’è da attendersi quindi il ritorno agli acquisti complici le condizioni macro globali ed alcuni fattori geopolitici, come le tensioni commerciali USA-Cina e le elezioni presidenziali americane. L’attuale correzione dunque non dovrebbe essere considerata un’inversione di tendenza.