(Teleborsa) – L’Italia tira un sospiro di sollievo per la decisione del Presidente Trump di non penalizzare prodotti italiani nella revisione delle liste di merci UE colpite dai dazi Usa. Si salvano dalle tariffe vino, olio e pasta, che nelle scorse settimane avevano tremato. Lo dice la CIA-agricoltori italiani che ritiene indispensabile continuare l’azione politico-diplomatica che ha portato all’esito positivo odierno e chiede nuove soluzioni negoziali che azzerino la stangata ancora in vigore (+25%) imposta su formaggi, salumi e liquori italiani.
“Serve lavorare a livello europeo – sottolinea il Presidente Dino Scanavino – per salvaguardare il nostro sistema agroalimentare, che soffre a causa delle conseguenze della pandemia. La contrazione dei consumi interni di parmigiano reggiano, grana padano, gorgonzola è stato, infatti, un ulteriore colpo per queste eccellenze italiane, già vittime della politica protezionistica Usa nel 18 ottobre 2019″.
CIA, inoltre, “è preoccupata anche per i nuovi dazi annunciati su prodotti della Francia e della Germania – conclude Scanavino – che non potranno non avere ripercussioni per il nostro Paese: la chiusura dello sbocco Usa per quelle merci creerà necessariamente una sovraofferta nel mercato interno. Restiamo, comunque, fiduciosi che il lavoro negoziale del Commissario Hogan con l’amministrazione Usa possa risolvere una volta per tutte questa lunga guerra commerciale, anche in vista dell’atteso verdetto dell’arbitrato Wto sulla controversia Boeing, che dovrebbe risolversi in modo positivo per l’Europa”.
Soddisfazione espressa anche da Luigi Scordamaglia, Consigliere delegato di Filiera Italia, commentando la nuova tornata di dazi USA all’UE che, nell’ambito del contenzioso Airbus, per questa volta grazia il nostro Paese colpendo duramente Francia e Germania che pagheranno il prezzo più alto.
Restano invariate le aliquote sui grandi formaggi del Made in Italy come pecorino romano, parmigiano reggiano e provolone che, come i liquori, continueranno ad essere oggetto di “additional import duties” del 25%. “Salvo il vino italiano – 535 milioni di export verso gli Stati Uniti – anche se la sola minaccia di dazi ha fatto calare il prezzo d’esportazione” dice ancora il consigliere delegato.
“Ora – conclude Scordamaglia – l’Italia sia sempre più determinata a chiedere la revoca dei dazi già in essere sulle nostre eccellenze, perchè è inaccettabile che ad essere colpiti siano proprio quei prodotti il cui mercato è eroso pericolosamente da fenomeni di italian sounding, (pensiamo ai liquori italiani) che solo in USA hanno un giro d’affari di 27 miliardi di euro, più di 5 volte il nostro export”.