(Teleborsa) – Crescita moderata per le retribuzioni nel secondo trimestre dell’anno, con un aumento della retribuzione oraria media dello 0,6% per tutti e tre i mesi di osservazione, ed un mercato del lavoro che ristagna, sotto il peso dell’emergenza sanitaria.
E’ quanto emerge dall’ultimo report su retribuzioni e contratti dell’Istat, secondo cui “la dinamica retributiva registrata in questo periodo potrebbe mostrare caratteristiche di elevata persistenza, riflettendo gli effetti sia del rallentamento dei processi negoziali indotti dall’incertezza economica derivante dall’emergenza sanitaria sia della revisione verso il basso delle previsioni dell’inflazione per il 2020 e 2021, ampiamente inferiori al punto percentuale”.
Frena crescita retribuzioni
L’indice delle retribuzioni contrattuali orarie a giugno è aumentato dello 0,1% su mese e dello 0,6% su anno. L’aumento tendenziale è stato dello 0,8% per i dipendenti dell’industria, dello 0,6% per quelli dei servizi privati e dello 0,3% per quelli della pubblica amministrazione.
I settori che presentano gli aumenti tendenziali più elevati sono quelli del credito e delle assicurazioni e degli alimentari (entrambi +2,3%) e dell’energia elettrica e gas ( +1,5%). L’incremento è invece nullo per i settori del legno, carta e stampa, del commercio, delle farmacie private, delle telecomunicazioni e degli altri servizi privati.
Contratti fermi
Guardando ai contratti, alla fine di giugno 2020, i contratti collettivi nazionali in vigore erano 21 e riguardavano il 17,6% dei dipendenti – circa 2,2 milioni – e un monte retributivo pari al 18,4% del totale. Nel periodo aprile-giugno 2020 nessun nuovo accordo è stato recepito, mentre ne è scaduto uno (tessili, vestiario e maglierie).
52 i contratti in attesa di rinnovo a fine giugno e sono relativi a circa 10,2 milioni di dipendenti – l’82,4% del totale – cui corrisponde un monte retributivo pari all’81,6%; entrambe le quote sono più elevate di quelle osservate sia alla fine del trimestre precedente (a marzo 2020 pari rispettivamente a 80,4% e 79,9%), sia dodici mesi prima (a giugno 2019 pari a 42% e 44,2%).
Il tempo medio di attesa di rinnovo, per i lavoratori con contratto scaduto, è leggermente aumentato, passando dai 15,8 mesi di giugno 2019 ai 16,6 mesi di giugno 2020, mentre l’attesa media calcolata sul totale dei dipendenti è più che raddoppiata: 13,7 contro 6,6 mesi.