(Teleborsa) – Peggiora lo stato del settore manifatturiero USA, a causa del progressivo rallentamento indotto dall’emergenza sanitaria globale, che alla fine ha fatto saltare anche le resistenze della casa bianca a bloccare l’attività imprenditoriale (lockdown). Tutto questo è avvenuto nella seconda parte del mese di marzo, un po’ dopo che l’emergenza Covid-19 ha colpito l’Europa, venendo incorporato solo parzialmente nel sondaggio.
Nel mese di marzo, l’indice PMI manifatturiero elaborato da Markit si è portato a 48,5 punti dai 49,2 della stima preliminare e del consensus e rispetto ai 50,7 di febbraio. L’indice si allontana così dalla soglia chiave di 50, che denota espansione dell’attività.
Anche l’indice ISM manifatturiero segnala un peggioramento, portandosi a 49,1 punti dai 50,1 di febbraio. Il dato risulta migliore delle attese degli analisti che stimavano un calo più marcato a 45 punti.
Fra le varie componenti dell’indice, quella sui nuovi ordini è scesa a 42,2 da 49,8 punti, mentre quella sull’occupazione si è portata a 43,8 da 46,9. Crolla la componente relativa ai prezzi che si porta a 37,4 da 45,9.
I due indicatori, che vengono usati per valutare lo stato di salute del settore manifatturiero statunitense, restano dunque sotto la soglia chiave di 50, che fa da spartiacque tra espansione e contrazione dell’attività.