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Istat, pesantissimo l'impatto della crisi Covid sull'economia italiana

(Teleborsa) – Impatto pesantissimo della crisi Covid sull’economia italiana, con l’epidemia che ha colpito maggiormente le persone più vulnerabili, aumentando le disuguaglianze che ancora si registrano in Italia.

È il quadro emerso dal Rapporto Annuale 2020 di Istat che ha dedicato ampio spazio all’emergenza Covid-19, sottolineando che il “segno distintivo del Paese nella fase del lockdown è stato di forte coesione“, con “alta fiducia” nei confronti delle istituzioni ed “elevato senso civico verso le indicazioni sui comportamenti da adottare”.

Il rapporto evidenzia soprattutto come a metà 2020 il quadro economico e sociale italiano sia eccezionalmente complesso e incerto e soprattutto che l’impatto della crisi Covid è stato pesantissimo anche perché ha investito l’economia italiana in una fase caratterizzata da una prolungata debolezza del ciclo, con il Pil cresciuto nel 2019 di appena lo 0,3%.

CROLLO PIL – Nel primo trimestre 2020, l’Istat evidenzia come il blocco parziale delle attività abbia avuto effetti diffusi e profondi. Il Pil si è contratto del 5,3% su base congiunturale, i consumi privati hanno segnato un – 6,6% rispetto al trimestre precedente, gli investimenti -8,1%, mentre c’è stato un contributo positivo delle scorte. Sul fronte degli scambi con l’estero, il calo delle esportazioni è stato più intenso di quello delle importazioni (rispettivamente -8,0% e -6,2%).

PRODUZIONE FERMA – Duro l’impatto sulle imprese. Nella fase 1 durata fino al 4 maggio, il 45% ha sospeso l’attività e oltre il 70% ha inoltre dichiarato una riduzione del fatturato nel bimestre marzo-aprile 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; oltre il 40% ha riportato una caduta maggiore del 50%.

Il primo impatto sull’attività a marzo è stato seguito da uno pesantissimo ad aprile, quando si è avuta una fortissima contrazione congiunturale di tutte le attività produttive. L’indice di produzione industriale è sceso di oltre il 42% rispetto a un anno prima mentre per quello delle costruzioni il calo tendenziale è pari a circa il 68%.

In calo anche i flussi commerciali con l’estero, con le esportazioni diminuite di quasi il 30% nel bimestre marzo-aprile rispetto agli stessi mesi del 2019.

NO LIQUIDITA’ – Tra i problemi emerge in particolare quello, molto diffuso, del reperimento della liquidità con contraccolpi sugli investimenti segnalati da una impresa su otto che rischiano di essere un ulteriore freno.

LAVORO IN NETTO CALO – Preoccupa anche che il 12% delle imprese sia propensa a ridurre l’input di lavoro, a fronte di un netto calo degli occupati con circa 450mila in meno a marzo e aprile che ha riguardato soprattutto donne e giovani. Tra gli effetti della crisi si segnala anche un aumento dell’inattività e un calo del tasso di disoccupazione (al 6,3% ad aprile).

INFLAZIONE – Il calo dell’inflazione e la debolezza della domanda ha portato a un’ulteriore discesa dei margini di profitto. Nei primi mesi del 2020 – calcola l’Istat – gli effetti del crollo delle quotazioni del petrolio hanno portato a un calo tendenziale dei prezzi al consumo (Indice IPCA) dello 0,3% a maggio. Secondo l’Istat, la percezione di aumento dell’inflazione è probabilmente dovuta alla risalita dei prezzi dei beni di largo consumo, vicino al 3% ad aprile e sceso al 2,6% a maggio.

FINANZA PUBBLICA – Se lo scorso anno l’Italia ha proseguito il percorso di risanamento della finanza pubblica, favorito da un ulteriore ampliamento dell’avanzo primario (l’1,7% del Pil), secondo l’Istat la crisi Covid avrà un impatto rilevantissimo sui saldi di finanza pubblica e sul rapporto tra debito e Pil.

In dettaglio, nel 2019 il rapporto deficit/Pil è sceso dal 2,2% del 2018 all’1,6%, consentendo di di mantenere invariata l’incidenza del debito sul Pil (al 134,8%), molto sopra la media Uem (all’84,1%).


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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