(Teleborsa) – Incerta la sorte di FiberCop la cui strada è costellata di incognite. Decisiva sarà la valutazione dell’Agcom che nel corso del 2021 dovrà rifare tutte le analisi di mercato alla luce delle restrizioni nel nuovo assetto competitivo. Analisi che verranno, poi, inviate a Bruxelles. Al centro della questione vi sono i prezzi cui sarà obbligata FiberCop dalle autorità regolatorie a valle di questa analisi di mercato. Sarà infatti Agcom insieme alla Commissione Europea a imporre i prezzi applicati da FiberCop e quindi a stabilirne il suo valore. Questa l’analisi del direttore di Key4biz Raffaele Barberio.
“Nessun regolatore – spiega Barberio – può promettere il risultato a priori, nonostante i titoli fuori mira di molta della stampa italiana di questa mattina. E forme di separazione volontaria dell’incumbent non possono dare alcun vantaggio regolamentare, che è la speranza recondita di Tim. Anzi la regolamentazione dovrebbe essere inasprita proprio per garantire la concorrenza”. In passato – ricorda il direttore di Key4biz – “la vecchia Telecom Italia aveva provato per ben due volte la strada della separazione volontaria” ma “in tutti e due i casi ha però dovuto interrompere il percorso, proprio per gli esiti regolamentari estremamente negativi che avrebbero aggravato i suoi risultati economici”. Una situazione che, secondo Barberio, potrebbe presentarsi anche il prossimo anno dal momento che “saranno necessari nuovi remedies molto più stringenti rispetto a quelli attuali visto che Tim rafforza la sua posizione di dominanza, facendo crescere i rischi per la concorrenza nel mercato italiano, che ne uscirebbe mortificata con grave danno per i consumatori”.
In tale scenario – continua Barberio – “Agcom e Commissione Europea dovrebbero, secondo logica, e visti anche i rischi del percorso di ri-monopolizzazione a cui è legata l’operazione FiberCop, imporre sin da subito prezzi orientati ai costi di un operatore efficiente abbandonando così la metodologia più favorevole oggi applicata di long running incremental costs che ha permesso a Tim di tenere prezzi più alti”. Un taglio delle tariffe che, secondo alcuni esperti di contabilità regolatoria citati nell’analisi di Barberio, con il cambio di metodologia dovrebbe essere di circa il 40% rispetto ai prezzi praticati oggi da Tim per gli stessi servizi. Ed è proprio questo per il direttore di Key4biz l’elemento cruciale per stabilire l’enterprise value di FiberCop. Valore che, secondo Barberio, “dovrebbe pertanto essere molto inferiore a quello stimato e letto sino ad oggi sui giornali”.
Se l’analisi da parte delle autorità di regolazione italiana ed europea non dovesse essere rigorosa e severa – conclude Barberio – “il nostro Paese rischierebbe di fare nuovi passi indietro, regalando rendite di monopolio all’ex-incumbent che non avrà più incentivi ad investire sullo sviluppo della rete”.