(Teleborsa) – Al termine della prima riunione del 2020 che si è svolta ieri, mercoledì 29 gennaio, la Federal Reserve – con decisione all’unanimità dei componenti del suo organo decisionale, la commissione FOMC (Federal Open Market Commitee) – ha confermato la propria politica monetaria mantenendo fissi i tassi d’interesse tra l’1,5% e l’1,75%. Dopo sette rialzi tra il 2017 e il 2018, lo scorso anno la Fed ha tagliato i tassi in tre occasioni, l’ultima lo scorso ottobre. Si è però deciso di alzare lievemente dall’1,55% all’1,6% il tasso pagato su alcune riserve bancarie. La Banca Centrale statunitense ha anche segnalato che l’inflazione resta bassa mentre l’economia sta crescendo ad un “tasso moderato”. L’attuale politica è considerata adeguata perché sostenga il ritorno dell’inflazione all’obiettivo del 2%.
Cauto ottimismo su economia globale –
In particolare, Powell ritiene che – malgrado la debolezza del quarto trimestre, superiore alle attese – ci siano le condizioni per nutrire un “cauto ottimismo” sulla situazione economica globale, anche a causa del ridimensionarsi delle tensioni commerciali – che restano comunque “elevate” – e le minori probabilità di una hard Brexit.
Quotazioni “un po’ elevate” – Powell,
pur ritenendo “moderati” i rischi alla stabilità finanziaria, considera le quotazioni “un po’ elevate”, con bassi (“ma non estremamente bassi”) spread sui rischi e PE (Price Earning Ratio, ndr) elevati.
Climate change tocca a politici eletti –
Powell è quindi intervenuto anche sul tema attualissimo della lotta ai cambiamenti climatici marginalizzando però il ruolo della Fed e passando la palla “a funzionari eletti” e ad altre agenzie governative.