(Teleborsa) – Gli obiettivi climatici di sono i più ambiziosi tra le 9 maggiori compagnie petrolifere del mondo. A stabilirlo una classifica stilata da Carbon Tracker – think tank finanziario indipendente che analizza l’impatto della transizione energetica sul mercato dei capitali – dei maggiori produttori di petrolio e gas (7 major più Equinor e Repsol) in base agli impegni assunti per orientare il loro business nel quadro della transizione energetica.
Il rapporto pone Eni in cima alla classifica in base alla sua struttura, nonostante le sue ambizioni in termini di emissioni non raggiungano lo zero netto al 2050 (entro il 2050 Eni prevede di ridurre dell’80% le emissioni assolute legate ai prodotti energetici venduti, siano essi derivanti da produzioni proprie o acquistati da terzi).
I suoi obiettivi a monte, però, soddisfano i prerequisiti di adesione al trattato di Parigi stabiliti dal rapporto (accettazione di un budget per le emissioni di carbonio finito, obiettivi sia per le emissioni relative alla produzione che al consumo dei combustibili fossili, inclusione nei target anche delle attività delle partecipate), ma soprattutto ha stabilito un obiettivo intermedio significativo (riduzione del 30% delle emissioni assolute entro il 2035).
“Da soli, gli obiettivi di zero emissioni nette non sono sufficienti per adeguarsi agli obiettivi di Parigi – ha dichiarato Mike Coffin, analista di Oil & Gas e autore del rapporto – Per fare ciò, gli obiettivi climatici devono riconoscere i limiti assoluti di un budget globale per le emissioni di carbonio e integrare riduzioni intermedie delle emissioni. Le politiche inadeguate non riusciranno a soddisfare le preoccupazioni ambientali e finanziarie degli investitori e rischiano di essere percepite come greenwashing“.
Dal rapporto emerge un giudizio positivo anche sulle attività di e (rispettivamente al secondo e al terzo posto ma con obiettivi paragonabili a quelli della compagnia energetica italiana), negativo quelle sulle major americane (, e a cui spetta la maglia nera).