(Teleborsa) – ENEA in campo su cianobatteri, le cosiddette alghe verdi-azzurre, e microplastiche, due emergenze che affliggono i laghi italiani e non solo, con effetti su salute dell’uomo, ecosistemi, qualità delle acque potabili e attività economiche. Le attività rientrano nei progetti BlooWater e Blue Lakes, il primo coordinato da ENEA e il secondo da Legambiente.
Il progetto BlooWater sui cianobatteri punta a sviluppare soluzioni tecnologiche innovative e nuovi approcci metodologici per il monitoraggio e il trattamento delle acque dei laghi Albano (Roma) e Castreccioni (Macerata) in Italia e Erken (a Nord di Stoccolma) e Mälaren (il terzo per superficie del paese) in Svezia. Oltre all’ENEA, partecipano le Università Politecnica delle Marche e di Uppsala (Svezia) e il Norwegian Institute for Water Research (NIVA).
“Cambiamenti climatici e inquinamento sono tra le principali cause delle fioriture algali tossiche che compaiono ciclicamente nei laghi e nei mari dei Paesi industrializzati e in via di sviluppo e, più in generale, nelle aree densamente popolate dove maggiori sono gli effetti delle attività antropiche”, sottolinea Maria Sighicelli, del Dipartimento Sostenibilità dei Sistemi Produttivi e Territoriali ENEA. “I potenziali rischi per la salute pubblica sono legati all’uso di acque potabili e prodotti ittici provenienti dai laghi contaminati, all’utilizzo dell’acqua per fini igienici e sanitari ma anche quelli legati alle attività ricreazionali”, prosegue.
Il progetto LIFE Blue Lakes si propone di ridurre e prevenire la presenza di microplastiche nei laghi italiani e tedeschi, sviluppare protocolli condivisi di campionamento e metodi di analisi e azioni di promozione e diffusione di buone pratiche da estendere a istituzioni, enti e autorità locali, aziende e cittadini. Il progetto è condotto da Legambiente, cofinanziato da PlasticsEurope e vede la partecipazione di ENEA, Arpa Umbria, Autorità di Bacino dell’Italia Centrale, Global Nature Fund, Lake Constance Foundation e Università Politecnica delle Marche.
“L’analisi dei dati e dei metodi di campionamento evidenzia la necessità di incrementare e migliorare i protocolli finora sviluppati per renderli funzionali alle caratteristiche morfologiche di ciascun lago e alle dimensioni del corpo idrico per una maggiore copertura spaziale in funzione di input terrestri e venti stagionali ma ancora più in generale di uno standard da proporre alle istituzioni preposte alla salvaguardia ambientale, ed il progetto è l’occasione per poter testare i protocolli sviluppati da ENEA in questi anni”, conclude Sighicelli.