(Teleborsa) – “Riteniamo di assoluta urgenza, anche al fine di garantire una ripresa efficace, progressiva, dell’economia del Paese, un chiarimento sul piano normativo circa l’ambito di responsabilità per il rischio Covid-19 dei datori di lavoro“. Questo l’appello lanciato dal responsabile della Direzione sindacale e del lavoro dell’Abi. Stefano Bottino, durante un’audizione in Senato sul dl Ripartenza.
“Il mondo del lavoro – ha sottolineato Bottino – è chiamato a gestire con profondi cambiamenti la nuova normalità a partire dalla cosiddetta fase 2, avendo quale priorità la salute e sicurezza dei lavoratori. In tal senso il rispetto dei Protocolli sottoscritti dalle Parti sociali costituisce un elemento fondamentale, ove si consideri, come già accennato, che gli stessi hanno recepito e adattato ai diversi contesti produttivi le regole individuate dalle autorità scientifiche e dal Governo. È indubbio che come anche osservato dall’Ispettorato nazionale del lavoro, ci troviamo di fronte ad un’emergenza da ascriversi nell’ambito del rischio biologico generico, inteso nel senso più ampio del termine, che investe l’intera popolazione indipendentemente dalla specificità del rischio lavorativo proprio di ciascuna attività, con la sola eccezione di quelle professioni, quale quelle sanitarie, chiamate alla lotta in prima linea contro il contagio, per le quali assume la valenza di rischio specifico”. Per questo – ha aggiunto – “è importante che vengano forniti chiarimenti circa l’ambito e la natura della responsabilità per il rischio Covid-19 dei datori di lavoro, in coerenza alle previsioni di cui all’articolo 5, comma 4, della Direttiva europea dell”89 numero 391, che riconosce la legittima esclusione di responsabilità in capo al datore di lavoro per fatti dovuti a circostanze a loro estranee, eccezionali e imprevedibili”.
Bottino ha anche posto l’accento sulle misure per sostenere il reddito delle famiglie e conseguentemente i loro consumi e quindi l’economia sul lato della domanda. “Potrebbe essere adottata – ha spiegato – una soluzione analoga a quella cui si è fatto ricorso in altri casi di emergenze, quali alcuni eventi sismici: le eventuali integrazioni alle prestazioni di sostegno del reddito a titolo Covid, erogate dai datori di lavoro, dovrebbero essere rese esenti dai relativi oneri previdenziali. D’altra parte si osserva che il lavoratore sospeso dal lavoro beneficia già della contribuzione piena (figurativa o correlata) a carico del sistema degli ammortizzatori sociali e quindi ne è già garantito il versamento”.
Per l’Abi, tra le misure volte a prevenire il disagio sociale conseguente alla possibile disoccupazione provocata dalla emergenza in corso è necessario considerare come “l’ampiezza ed eccezionalità delle conseguenze sul mondo produttivo potranno rendere più complessa la fase di transizione verso un nuovo lavoro. Risultano quindi opportuni – conclude Bottino – interventi per sostenere le persone nella fase di transizione e reimpiego attraverso misure quali il prolungamento della durata massima della Naspi (attualmente 24 mesi), tenuto conto che nel contesto attuale la prospettiva di rioccupazione sconterà periodi più lunghi”.