(Teleborsa) – “Tenendo conto delle risorse già stanziate dai precedenti decreti e delle risultanze dei più recenti monitoraggi Inps, le risorse complessive dedicate alle integrazioni salariali con casuale Covid-19 appaiono superiori alle esigenze“. E’ quanto si legge nella memoria relativa al dl Agosto depositata dal presidente dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio (Upb), Giuseppe Pisauro, alla Commissione Bilancio del Senato.
“In particolare- si legge ancora-, dai dati dell’Inps emerge che, a fronte di una spesa stimata di 12,8 miliardi (al netto delle contribuzioni figurative) per le integrazioni fruibili fino a fine ottobre grazie al dl 18/2020 e al dl 34/2020, nel trimestre maggiormente colpito dall’emergenza e dal lockdown (marzo-maggio) la spesa effettiva è stata, senza considerare eventuali ritardi nelle erogazioni, di 3,8 miliardi, meno di un terzo del totale”.
Per Pisauro “anche alla luce dei dati sulle ore autorizzate per mese di competenza riportati nella Relazione tecnica del decreto in esame,
appare poco probabile che il tiraggio nei prossimi mesi si collochi su livelli paragonabili a quelli del trimestre marzo-maggio. Seppure si
verificasse una recrudescenza della pandemia Covid-19 nel bimestre settembre-ottobre, lo scarto tra stanziamenti e spesa effettiva sembrerebbe lasciare ampio spazio per un ulteriore ricorso alle integrazioni salariali anche in assenza degli stanziamenti disposti con il decreto Agosto”.
In generale, si legge: “L’impatto del decreto per il 2020 è pari a 24,9 miliardi (5,3 miliardi nel 2021 e a 0,8 nel 2022) in termini di indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche, a 30,8 miliardi in termini di fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche (5,8 miliardi nel 2021 e 0,7 nel 2022) e a 30,9 miliardi in termini di saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato (6,9 miliardi nel 2021 e 1,2 nel 2022).
In rapporto al PIL, il decreto comporta un peggioramento dell’indebitamento netto dell’1,5 per cento nel 2020 e dello 0,3 nel 2021 . Sommati agli importi già disposti con i decreti 18, 23 e 34 del 2020, gli interventi determinano un incremento dell’indebitamento netto di 100,2 miliardi nel 2020, di 31,4 miliardi nel 2021 e di 35,5 miliardi nel 2022.
Gli interventi del decreto sono concentrati essenzialmente sul 2020; negli anni successivi, a un ridimensionamento dell’impatto sulle uscite si accompagna un effetto positivo sulle entrate dovuto agli slittamenti dei versamenti di talune imposte e contributi conseguenti alle sospensioni decise per l’anno in corso”. Infatti – si legge ancora – le maggiori uscite nette calano progressivamente, passando da 16,9 miliardi di quest’anno a 9 miliardi del 2021 per poi scendere ancora, a 3 miliardi, nel 2022; l’impatto sulle entrate nette, negativo per 8 miliardi nel 2020, diventa positivo nel biennio successivo ammontando a 3,7 miliardi nel 2021 e a 2,2 miliardi nel 2022″.
Nella memoria si legge ancora: “In generale, le misure adottate risultano sempre più mirate e selettive rispetto alle imprese e ai settori più colpiti dalla crisi”.
“Per far fronte alle esigenze di liquidità di impresa- prosegue – si punta a rafforzare gli strumenti esistenti rifinanziando il Fondo di garanzia per le PMI per assicurarne la piena operatività ed estendendo la durata della moratoria straordinaria di tipo automatico
sui prestiti”.