(Teleborsa) – Nel Dl agosto approvato dal Parlamento sono stati riconosciuti ai Caf solo 20 milioni di euro, una tantum, per il 2020, a fronte della richiesta di ripristinare un compenso economico adeguato e commisurato a quanto effettivamente prodotto dall’attività 730.
A lamentarlo è il Coordinamento nazionale dei Caf che sottolinea come già lo scorso anno, a causa della scelta di imporre un tetto massimo di spesa, ai Caf è stato infatti rimborsato solo il 56% delle dichiarazioni trasmesse, 217 su 387 milioni di euro. Un mancato riconoscimento di 170 milioni di euro.
“I Caf – dichiarano Mauro Soldini e Massimo Bagnoli, del coordinamento nazionale dei Caf – sono sempre stati al fianco delle istituzioni dello Stato, come l’Agenzia delle entrate e l’Inps, diventandone in sostanza uno dei bracci operativi. La crescita del livello di informatizzazione raggiunto dal fisco italiano è stata ottenuta anche grazie all’apporto dei centri di assistenza fiscale che hanno applicato appieno l’evoluzione digitale in atto nel rapporto Stato-contribuente. È proprio grazie ai dati inviati dai Caf, e dagli altri intermediari, che l’Agenzia può predisporre le singole dichiarazioni dei redditi. Tuttavia, ricade sempre sul cittadino l’onere di verifica, motivo per cui continua a rivolgersi ai Caf. Stupisce che, proprio per i molti e diversi fronti su cui i Caf sono impegnati, risultando indispensabili per gli utenti, le risorse stanziate dal governo siano state sistematicamente ridotte anziché commisurate e aggiornate alla situazione reale”.