(Teleborsa) – Secondo una simulazione effettuata con il modello macroeconometrico in uso all’UPB (MeMo-It), i provvedimenti del DL (cura Italia, ndr) eserciterebbero un sostegno all’economia italiana quantificabile in quasi mezzo punto percentuale di PIL nell’anno 2020. Lo afferma l‘Ufficio parlamentare di Bilancio nella memoria sul Dl Cura Italia depositata in Commissione Bilancio al Senato. In termini di spesa – si legge – l’effetto espansivo si manifesterebbe sia sui consumi (pubblici e privati) sia e in misura maggiore sugli investimenti; tali impatti sarebbero parzialmente erosi dall’incremento degli acquisti all’estero, indotto dalla domanda interna, mentre sulle esportazioni non vi sarebbero effetti apprezzabili. Poiché si tratta di una misura limitata a poco più di un punto percentuale di PIL gli effetti sulle dinamiche dei prezzi sarebbero modesti.
Si legge ancora: “Con il decreto vengono mobilitati importi per circa 1,1 punti percentuali di PIL, dei quali oltre il 96 % (circa 19,5 miliardi di euro) dal lato delle uscite. Si punta a sostenere i bilanci di famiglie e imprese, per contrastare il calo del reddito in atto, ma anche ad evitare fallimenti e licenziamenti che andrebbero a intaccare la crescita potenziale”.
Gli interventi previsti dal decreto determinano, inoltre, nell’anno in corso, un peggioramento dell’indebitamento netto di 19.959 milioni di euro e del saldo netto da finanziare di 24.786 milioni.
INTERVENTI IN CAMPO SANITARIO – “Le norme – si legge- comportano maggiori spese per circa 3,1 miliardi. Il Fondo sanitario nazionale viene incrementato di circa 1,4 miliardi, uno dei quali per personale medico-sanitario, mentre ulteriori 1,65 miliardi vengono stanziati sul Fondo per le emergenze nazionali (un capitolo di spesa in conto capitale il cui stanziamento iniziale era fissato in 685 milioni dalla Legge di Bilancio 2020)”.
Alla fine dell’emergenza si porrà la questione di un generale riassetto strutturale del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e di una riprogrammazione del personale, anche sulla base dell’esperienza accumulata, mirati a consolidarne le capacità di affrontare le condizioni ordinarie di domanda e garantire un margine di manovra per la gestione delle criticità epidemiologiche inattese.
Stime condotte dall’Upb – prosegue la memoria del Presidente Pisauro – riconducono a una platea dei potenziali beneficiari e quindi dell’onere totale sostanzialmente analoghi a quelli indicati nella Relazione tecnica: complessivamente risulterebbero interessati dall’intervento poco più di 4 milioni di soggetti”.
“Non risultano coperti – aggiunge Upb – nè gli iscritti alla Gestione separata diversi dalle collaborazioni coordinate e continuative (l’insieme più numeroso è rappresentato dai circa 200.000 amministratori di società) nè i professionisti iscritti alle casse professionali: nel 2018 erano circa un milione e mezzo, ma è difficile stimare quanti non siano anche iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie e presumibilmente destinatari di altre forme di sostegno al reddito previste dal DL 18/2020″.
Infine fondi per circa 1,4 miliardi coprono congedi parentali, indennità, permessi retribuiti e voucher per servizi di baby-sitting.