(Teleborsa) – La Camera ha approvato il Decreto Cura Italia con 229 sì, 123 no e 2 astenuti. Montecitorio ha confermato il testo approvato dal Senato, che è dunque legge.
Via libera, dunque, allo strumento con cui, a metà marzo, il Governo ha stanziato 25 miliardi per il contrasto al coronavirus, intervenendo su potenziamento del Sistema sanitario, sostegno all’occupazione e ai lavoratori, supporto al credito per famiglie e PMI, sospensione degli obblighi fiscali. Molte delle misure, adottate per coprire la falla provocata dall’emergenza sanitaria, poi riprese e modificate nei successivi decreti.
C’è anche una nota politica piuttosto rilevante: il percorso parlamentare del Cura Italia, infatti, ha portato sotto i riflettori la rottura della fragile ‘unità nazionale’ che ha caratterizzato le prime ore dell’emergenza. In mancanza di un accordo fra maggioranza e opposizione, e per velocizzare i tempi, il Governo ha chiesto la fiducia anche alla Camera dopo averla posta al Senato in prima lettura, decisione che poco gradita alle opposizioni.
Questi alcuni degli interventi principali.
Ad emergenza in corso, centralissimo il capitolo dedicato alla Sanità: il decreto ha individuato le coperture per 20 mila assunzioni nel Sistema sanitario nazionale, ha stanziato risorse per gli straordinari, ha finanziato l’aumento dei posti letto in terapia intensiva e ha fatto sì che per combattere l’emergenza fossero messi a disposizione anche personale, locali e apparecchiature delle strutture private.
BONUS BABY SITTER: per i genitori è previsto l’incremento di 15 giorni del congedo parentale retribuito al 50%. In alternativa, è previsto un bonus per i servizi di baby-sitting, nel limite di 600 euro.
BONUS AUTONOMI: indennizzo di 600 euro per lavoratori autonomi e Partite Iva.
Istituito un fondo per il reddito di ultima istanza per tutti gli esclusi dall’indennizzo di 600 euro. Inoltre, con uno stanziamento di 4 miliardi di euro, la Cassa integrazione in deroga è stata estesa all’intero territorio nazionale (inizialmente era per le sole zone rosse), per tutti i dipendenti, di tutti i settori produttivi.