(Teleborsa) – Stringono i tempi per il futuro della Ferrarini, storico salumificio nato a Reggio Emilia negli anni Cinquanta e divenuto leader nella produzione di prosciutti. L’azienda in stato di concordato preventivo e da tempo contesa fra i suoi creditori – ed – ed il socio di riferimento, la famiglia Ferrarini.
Due le opzioni in campo: da un lato la famiglia ed il socio forte Gruppo Pini, ben conosciuto come leader della bresaola, dall’altra le banche creditrici con una cordata di partner industriali formata da Gruppo Bonterre – Grandi Salumifici Italiani, l’associazione di categoria O.P.A.S. e HP che si occupa di innovazione nell’agrifood.
Data chiave il 1° settembre, quando la famiglia intende presentare una nuova proposta che dia maggiori garanzie ai creditori, fra cui figurano Intesa Sanpaolo, Unicredit, e AMCO, per una esposizione di circa 200 milioni.
Frattanto, Confagricoltura auspica una “soluzione lungimirante” per l’impresa ed il territorio, che sia da un lato “capace di dare una solida prospettiva alla Ferrarini in una fase così delicata per la realtà agroindustriale”, dall’altro in grado di assicurare la “salvaguardia degli aspetti occupazionali per garantire economia e stabilità al territorio”.
“In un momento difficile acuito dall’emergenza Covid, è indispensabile valutare con attenzione tutte le componenti: quelle che riguardano l’impresa e il suo know-how di produzione e trasformazione, e quelle commerciali, necessarie a dare prospettive di mercato solide e durature a una realtà rappresentativa e riconosciuta del Made in Italy agroalimentare”, sottolinea il Presidente Massimiliano Giansanti.