(Teleborsa) – Con il Decreto Rilancio il bonus per i professionisti dovrebbe salire a 800 euro, dagli attuali 600. Non si esclude neppure di poter recuperare le risorse sufficienti a raggiungere addirittura quota 1.000. Mentre molti attendono l’erogazione della seconda tranche, c’è una fetta di autonomi che attende ancora la prima. Oltre 35mila avvocati aventi diritto, sebbene in possesso di tutti i requisiti, sono rimasti a “tasche vuote” per mancanza di fondi. Del “problema” Teleborsa ne ha parlato con l’avvocato Vittorio Chiapponi, del Foro di Roma:
Avvocato, “bonus” professionisti. Moltissime le richieste alla Cassa Forense, è arrivato il denaro?
“Allo stato, la Cassa Forense ha liquidato 102.133,00 domande di accesso al reddito di ultima istanza, anticipando per lo Stato ben 61.279.800 euro. La Cassa prevede di pagare altre 3.000 domande liquidate, ad esaurimento del budget disponibile. Nonostante ciò, le domande di oltre 35.000 iscritti, al momento, pur disponendo dei requisiti previsti, non possono essere ammesse al bonus dei 600 euro appunto per mancanza di fondi. A tal fine, l’Adepp (Associazione degli Enti Previdenziali Privati) lo scorso 23 aprile ha già provveduto a sensibilizzare i Ministeri competenti per un ampliamento del finanziamento che, al momento, con riferimento a tutte le Casse libero professionali, è stato sforato di oltre 71 milioni di euro, lasciando senza copertura quasi 120.000 domande“.
Per poter rientrare nel gruppo dei beneficiari, quali paletti da superare per presentare domanda?
“Il Decreto del 28 marzo 2020 ha esteso anche ai liberi professionisti iscritti alle gestioni previdenziali di categoria la medesima indennità di 600 euro, già prevista per gli altri lavoratori autonomi. Ciò a sostegno del reddito in conseguenza dell’emergenza epidemiologica da Covid 19. Decreto che stabilisce che possono presentare l’istanza i professionisti che abbiano dichiarato al fisco un reddito complessivo non superiore a 50.000 euro per l’anno 2018.
L’indennità potrà essere riconosciuta agli iscritti alla Cassa Forense che nella dichiarazione 2019 relativa agli introiti dell’anno precedente abbiano percepito un reddito complessivo inferiore a 35.000 euro, la cui attività sia stata limitata dai provvedimenti restrittivi emanati in conseguenza dell’emergenza epidemiologica in corso.
Gli iscritti che, invece, abbiano dichiarato un reddito complessivo ricompreso fra 35.000 e 50.000 euro, potranno inoltrare domanda solo se abbiano cessato o ridotto o sospeso la propria attività a seguito dell’insorgenza dell’emergenza pandemica tra il 23 febbraio 2020 e il 31 marzo 2020.
Per riduzione o sospensione dell’attività, invece, si intende una comprovata riduzione di almeno il 33% del reddito del primo trimestre 2020 rispetto al reddito del primo trimestre del 2019; a tal fine, il reddito è individuato secondo il principio di cassa, ovvero differenza fra i ricavi e i compensi percepiti e le spese sostenute nell’esercizio dell’attività.. Anch’esso deve essere attestato da autodichiarazione inserita all’interno della procedura informatica.
Parlando dei costi, che in media un avvocato deve sostenere, come affitto, pagamento bollette e altri oneri, pensa che la somma dovrebbe essere incrementata?
“La somma stanziata dal Governo per le partite IVA di 600,00 euro per il mese di marzo e di 800 per aprile e maggio non è purtroppo adeguata a coprire i costi fissi che uno studio legale di struttura media, ossia la maggior parte, deve sostenere mensilmente, quali il canone di locazione le utenze, il comodato d’uso o comunque la manutenzione dei macchinari e degli strumenti necessari per svolgere l’attività professionale, vale a dire computer, stampanti multifunzione, canoni per processo telematico, strumenti digitali. Inoltre c’è il costo per il personale dello studio, l’assicurazione professionale e via dicendo. E non va dimenticato considerar che i giovani avvocati all’inizio della professione e di conseguenza con introiti molto bassi, se non quasi inesistenti, per l’affitto di una sola stanza, sostengono una spesa media di € 500 euro. Certamente, se effettivamente elargita, la somma del Governo avrebbe costituito un simbolico ausilio e avrebbe soprattutto assunto uno specifico significato, ossia la comprensione da parte dell’Esecutivo delle problematiche che la nota pandemia ha causato anche alla nostra categoria professionale e alle libere professioni tutte.
Sotto un diverso profilo, le misure consistenti in sgravi fiscali futuri sui costi sostenuti nel periodo di pandemia, oltre che inutili nel momento attuale, sono altresì aleatori, giacché presuppongono la maturazione di un reddito imponibile sufficiente a beneficiare degli sgravi. Si consideri che nei prossimi mesi, molti dei nostri clienti, o chiuderanno le loro attività o non produrranno utili tali da poter pagare le nostre prestazioni professionali, pertanto lo strumento degli sgravi non è funzionale a fronteggiare la reale situazione di emergenza“.
Dal 4 maggio siamo ufficialmente entrati nella Fase 2: quali saranno secondo Lei le ripercussioni per l’attività di molti avvocati dopo lo stop forzato?
“La data del 4 maggio, per gli avvocati, non ha comportato cambiamenti oggettivi. L’attività processuale, in mancanza di ulteriori provvedimenti, era fissata per l’11 maggio 2020, ma le modalità di svolgimento saranno quelle di sempre? Sicuramente saranno difformi a seconda del Distretto di Corte di Appello.
L’attività stragiudiziale, che a ben vedere avrebbe potuto continuare a essere espletata attraverso i mezzi di comunicazione in essere (e- mail, pec, telefono…), non è di fatto praticabile, poiché, presupporrebbe la piena efficienza e reattività della P.A., degli Istituti di credito, delle Assicurazioni, dell’Agenzia del Territorio, degli intermediari immobiliari e finanziari, dunque di Uffici pubblici e non, che ad oggi, seppur attivi a mezzo dello smart working, non sono in grado invece di evadere le pratiche legali che vengono affidate ad avvocati. Pratiche che presentano problematiche difformi da quelle standard. In sostanza, dal 4 maggio non è cambiato nulla per la nostra categoria professionale“.