(Teleborsa) – Effettuare test rapidi, attendibili e a basso costo per diagnosticare l’infezione da virus responsabile del Covid. Con questo obiettivo Enea sta sviluppando un innovativo sensore che, soffiando in una cannuccia collegata a uno specifico dispositivo, permetterà di avere una risposta attendibile in 10/15 minuti. Il dispositivo si chiama Asdeco (Asymptomatic Detection Coronavirus), ha dimensioni paragonabili ad uno smartphone, è riutilizzabile, non ha bisogno di reagenti e permetterà di effettuare screening su un ampio numero di persone in ambienti come, ad esempio, scuole e aeroporti per individuare, in particolare, i casi asintomatici.
“L’idea è nata dall’esigenza di avere a disposizione nuove tecnologie di diagnostica precoce e non invasiva – spiega Antonia Lai, ricercatrice del Laboratorio Diagnostiche e Metrologia presso il Centro Ricerche Enea di Frascati –. Stiamo lavorando a pieno ritmo per realizzare entro pochi mesi il primo sensore. La sperimentazione sul campo partirà una volta conclusa la parte di laboratorio e sarà gestita da strutture sanitare e ospedali, con i quali stiamo avviando accordi di collaborazione”. Il sensore – spiega Enea – utilizzerà una tecnica ad alta sensibilità e selettività, attualmente impiegata in laboratori di analisi specializzati, che permetterà di individuare in tempo reale le proteine virali contenute nel respiro. “La presenza del virus SARS-Cov2 nel sensore – continua Lai – induce un cambiamento sulla luce riflessa, individuata attraverso algoritmi identificativi che permettono una risposta in tempi rapidi senza l’utilizzo di reagenti. Finora lo screening di massa su intere popolazioni ha dimostrato la sua efficacia nel rallentare l’epidemia, anche grazie all’individuazione degli asintomatici. Per questo è indispensabile lo sviluppo di nuovi strumenti diagnostici a basso costo che permettano il monitoraggio su vasta scala, essenziale per il contenimento della diffusione del virus”.
Attualmente esistono diversi tipi di test diagnostici: il cosiddetto “gold standard”, vale a dire il tampone molecolare tradizionale, che ricerca il patrimonio genetico del patogeno su un campione prelevato dal tratto naso-faringeo (risultato in 24-48 ore); il test antigenico o tampone rapido che individua le componenti proteiche del virus su un campione naso-faringeo consentendo un risultato più rapido (circa 30 minuti), generalmente ritenuto valido per un primo screening, ma meno affidabile rispetto al tampone molecolare; il test sierologico o immunologico che rileva, con un prelievo di sangue, se si è entrati in contatto con il virus, ma non se è in atto un’infezione allo stato precoce; infine il test salivare, che però si presta difficilmente allo screening di massa in quanto richiede comunque un laboratorio attrezzato a supporto. “Il sensore Enea non punta a sostituire il test molecolare, ma ad affiancarlo come test diagnostico rapido su grandi numeri di popolazione. E, in prospettiva, – conclude la ricercatrice – sarà utilizzabile da personale non specializzato e potrà essere impiegato per rilevare la presenza altri agenti patogeni, cambiando semplicemente esca e marcatore”.