(Teleborsa) – Se l’epidemia di coronavirus continua a diffondersi “potrebbe frenare la crescita della domanda di petrolio, portando a un surplus di produzione esteso man mano che la produzione cresce in Brasile, Norvegia e Stati Uniti”. E’ quanto rileva Fitch Ratings, stimando che “i prezzi del petrolio rimarranno altamente volatili nel 2020” considerando anche le “tensioni geopolitiche”. Secondo Fitch, l’entità del surplus dipenderà dalla “durata dell’epidemia e dalla capacità dei paesi OPEC di adeguare i livelli di produzione, se necessario”.
I prezzi del petrolio sono stati sotto pressione dall’inizio dell’epidemia di coronavirus con il Brent che è sceso da poco meno di 70 dollari al barile all’inizio di gennaio a circa 56 dollari al barile all’inizio di febbraio.
Quindi, prosegue l’agenzia di rating, “potrebbe diventare più difficile per gli emittenti di petrolio e gas della categoria B accedere ai mercati dei capitali, con il risultato di un tasso di default più elevato nel settore. I rating delle compagnie petrolifere nazionali cinesi, in particolare CNPC/PetroChina, Sinopec e CNOOC, sono collegati al rating sovrano della Cina e pertanto non sarebbero immediatamente interessati, nonostante l’indebolimento delle metriche di credito. Le raffinerie asiatiche potrebbero vedere un ulteriore ammorbidimento dei margini di raffinazione a causa della riduzione della domanda e dei tassi di utilizzo”.
La perdite di domanda di petrolio è difficile da stimare in questa fase, sostengono gli analisti, ma verrebbero da una combinazione di riduzione del trasporto aereo, minore trasporto su strada nazionale e una sospensione delle attività manifatturiere più lunga del previsto. Le autorità cinesi hanno prolungato le vacanze di Capodanno lunare e messo in quarantena circa 50 milioni di persone che vivono nella provincia di Hubei, che rimane il più colpito. Diverse altre province hanno limitato i viaggi interprovinciali e hanno consigliato alle compagnie di rimanere chiuse per almeno una settimana.
L’impatto sul consumo cinese di prodotti petroliferi domestici dipenderà dalla rapidità con cui i trasporti e le attività industriali torneranno ai livelli normali. La domanda di petrolio importato potrebbe richiedere ancora più tempo per riprendersi, poiché le raffinerie, che si trovavano ad affrontare un surplus di capacità prima dello scoppio, dovranno assorbire gli inventari in eccesso. Inoltre, prosegue Fitch, la dichiarazione dell’OMS di un’emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale potrebbe smorzare le attività commerciali della Cina e ridurre ulteriormente il consumo interno di carburante, con un impatto più tangibile sul bilancio globale della domanda e offerta di petrolio.