(Teleborsa) – E’ polemica dopo il nuovo Dpcm, che di fatto ha trasferito ai sindaci ed ai presidenti di Regione la responsabilità di individuare le zone rosse o disporre il “coprifuoco” nelle zone della movida, alle ore 21, per evitare assembramenti. Anche per la scuola la responsabilità ricadrà sui Comuni, sia per quanto concerne la Didattica a Distanza sia per eventuali orari differenziati e doppi turni mattina-pomeriggio.
La strategia del Governo di delegare la scelta agli Enti Locali, anziché definire una strategia comune o delle linee guida, ha fatto molto discutere ed è stata formalmente criticata dall’ANCI, l’associazione che raggruppa i sindaci d’Italia.
“Sarebbe un coprifuoco scaricato sulle nostre spalle. L’esecutivo si assuma le sue responsabilità”, ha affermato il Presidente dell’ANCI Antonio Decaro, aggiungendo “non previsto che polizia locale si occupi di Covid” e preannunciando che non parteciperà più ai lavori della cabina di regia Governo-Enti locali.
Una delle criticità più grandi concerne infatti le risorse ed il sottodimensionamento della polizia municipale per presidiare piazze e vie d’accesso. Sul punto si è espresso chiaramente anche il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, spiegando che “per chiudere una piazza con cinque vie d’accesso servono almeno 10 agenti” ed affermando che il decreto è “inapplicabile”. Ma c’è anche chi, come il presidente del Veneto Luca Zaia, chiede più autonomia sulle misure per le Regioni.
E’ polemica anche sul testo del Dpcm, dove è scomparso il riferimento ai sindaci, lasciando così indeterminato a chi competa la responsabilità di predisporre quelle misure (Governatori, Prefetti, Sindaci).
Getta acqua sul fuoco il Viminale, assicurando che “lo Stato non abbandona i Comuni, né li investe di responsabilità improprie” e chiarendo che i sindaci “saranno ovviamente supportati in tutto dai Prefetti negli appositi Comitati provinciali di ordine pubblico”.