(Teleborsa) – Riformare la burocrazia e istituire presso ogni ministero un Consiglio per l’attuazione delle norme composto da esperti e rappresentanti delle categorie produttive per una puntuale funzione diagnostico-conoscitiva dei decreti in fase di emanazione.
È la proposta lanciata dalla CNA in occasione degli Stati Generali in corso a Villa Pamphili a Roma in questi giorni. “Il rilancio dell’Italia – si legge in una nota della Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa – infatti, passa attraverso un gigantesco piano di investimenti che dovrà utilizzare al meglio le ingenti risorse comunitarie ma occorre curare rapidamente i mali cronici che impediscono al Paese di crescere da oltre 20 anni e che l’emergenza provocata dal Covid-19 ha messo in evidenza”.
Per tale ragione, la CNA crede “necessaria una efficace terapia per rimuovere tutti gli ostacoli che bloccano lo sviluppo. Per modernizzare il Paese, favorire la green economy e creare le basi per una crescita robusta occorre avviare un grande cantiere di riforme da realizzare rapidamente all’insegna di semplifica, sblocca, snellisci. L’architettura normativa e burocratica deve smettere di rappresentare un ostacolo all’attività delle imprese”.
Per l’organizzazione la riforma più urgente è quella della burocrazia che deve ispirarsi al modello delle autorizzazioni ex ante e rafforzando i controlli ex post.
La CNA propone quindi di sospendere il codice degli appalti, rivedere l’istituto dell’abuso d’ufficio per i funzionari pubblici, togliere il freno dei Tar e ridisegnare il ruolo dell’Anac, partendo dalle opere piccole e grandi già cantierabili e accelerando sulle grandi infrastrutture adottando il modello già utilizzato per il ponte di Genova.
Sul fronte del credito, la Confederazione propone di ampliare il raggio di azione dei Confidi a partire dall’utilizzo di fondi pubblici per erogare finanziamenti di piccoli importi e consentire alle piccole imprese di accedere alla finanza innovativa come alternativa al credito bancario.
Infine, da rivedere è il tema del fisco: “il livello di prelievo sulle piccole attività è eccessivo e iniquo rispetto ad altre categorie di redditi. Il digitale facilita i controlli ma resta una mole di oneri e adempimenti obsoleti che genera soltanto costi e contenziosi”, conclude la nota di CNA.