(Teleborsa) – L’impatto dell’emergenza Covid-19 sulle produzioni manifatturiere dei grandi Paesi europei è stato molto pesante, ma in Italia è stato devastante anche perché le attività ritenute non essenziali sono state sospese prima che altrove e le modalità del lockdown sono state da subito più stringenti.
A dirlo è l’Osservatorio Manifattura CNA, realizzato dal Centro studi della Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa, che ha rilevato il dato della produzione di marzo, sottolineando il crollo di quella italiana, scesa del 30,6%, contro il 18,3% della Francia, il 13,9% della Spagna e l’11,5% della Germania.
Il calo italiano di marzo è il peggiore in assoluto dal 1990, ossia da quando esistono le serie storiche relative alla produzione industriale e, di conseguenza, porta i livelli di attività al minimo storico.
Secondo CNA dunque, non sono nemmeno possibili raffronti tra l’attuale e altre crisi, compresa quella del 2008, quando la produzione diminuì del 26,8%, ma nell’arco di quindici mesi.
Dall’analisi emerge che nessun settore produttivo è stato risparmiato dal Covid-19, neanche quelli di utilità essenziale che hanno continuato a operare. I dati più drammatici riguardano in particolare l’automotive (- 64,6%), abbigliamento (- 51,2%), pelletteria (-50,3%), tessile (- 42,1%). Rispetto alla caduta media del 30,6% hanno fatto peggio anche metallurgia, meccanica, apparecchi elettrici, legno.