(Teleborsa) – Malacalza ha presentato una richiesta di risarcimento per 480 milioni a Carige, Fondo Interbancario di tutela dei depositi e alla trentina Cassa centrale banca per il riassetto realizzato con l’aumento di capitale da 700 milioni votato all’assemblea dello scorso settembre. Lo rivelano fonti vicine al dossier.
Si complica, dunque, il ritorno alla normalità per il gruppo genovese – il cui cda è stato commissariato a gennaio 2019 dalla BCE – che lo scorso 21 dicembre aveva appunto chiuso l’aumento di capitale da 700 milioni deliberato proprio dall’assemblea del 20 settembre grazie al supporto del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd).
ULTIMO GIORNO – Oggi, venerdì 17 gennaio, infatti, è l’ultimo giorno per impugnare la delibera dell’assemblea e agire con la richiesta di risarcimenti. L’ok all’operazione era avvenuto con l’assenza determinante dei Malacalza, che prima dell’aumento erano il primo azionista della banca con il 27,7% e sono stati diluiti oggi a poco più del 2% del capitale. Non è stata chiesta la sospensiva, ma il pagamento del danno in solido ai soggetti che hanno realizzato l’operazione.
Oggi Carige, a valle della ricapitalizzazione, fa capo per quasi l’80% al Fitd (e Svi), Ccb ha l’8,3%, oltre ad avere in base all’accordo quadro sottoscritto con Fitd e Svi diritti per acquistarne a sconto la quota. Nessun commento da parte di Carige o da Malacalza. Nel pomeriggio di ieri il Fondo Interbancario, interpellato al riguardo, ha negato l’esistenza della causa.
Ma le grane non finiscono qui. Una azione di richiesta danni alla sola Carige è stata depositata in questi giorni anche da una quarantina di piccoli soci dell’associazione la Voce degli azionisti, capitanata da Franco Corti, da quanto filtrato. Una azione di risarcimento è stata avviata anche dalla categoria degli azionisti di risparmio, con l’udienza già fissata per il 31 marzo.