(Teleborsa) – A meno di un mese dalla Brexit, i negoziati per l’accordo commerciale tra Gran Bretagna e Unione Europea si complicano all’ombra di un possibile “no deal” ancora in agguato.
Il governo guidato da Boris Johnson ha infatti chiarito che è pronto a lasciare il negoziato con l’UE anche a giugno se, prima di allora, non ci saranno prospettive di un accordo condiviso.
Lo ha chiarito il ministro Michael Gove, illustrando ai Comuni le linee guida del governo Johnson sul negoziato sulle relazioni future con Bruxelles.
In dettaglio, Glove ha chiarito che la Gran Bretagna rifiuta l’allineamento “ad alcuna legge” UE dopo la fine della transizione post Brexit, incluso su “tasse e immigrazione”, e sulla pesca intende gestire le sue acque come “uno Stato sovrano”.
Gove ha citato le relazioni UE-Canada come modello valido anche per il Regno Unito, in contrasto con quanto invece sottolineato dal capo delegazione UE Michel Barnier, mentre ha ribadito che la transizione finirà comunque il 31 dicembre 2020 senza alcuna proroga, portando quindi a una Brexit “no deal”.
Nonostante i toni duri, il ministro si è detto “ottimista” su una possibile intesa commerciale “a zero dazi”, purché la sovranità britannica e i diritti dei suoi cittadini “vengano prima”.
A soffrire di un mancato accordo però potrebbe essere proprio Londra. Uno studio della Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo ha calcolato che l‘UK rischia di perdere oltre il 14% delle sue esportazioni verso l’Unione Europea in mancanza di un’intesa commerciale post Brexit.
Il rapporto sottolinea come senza accordo tra Gb e UE l’export potrebbe diminuire di circa 32 miliardi di dollari a causa dei dazi e delle misure non tariffarie, come le norme tecniche o sanitarie, che incidono pesantemente sul commercio internazionale. Il rapporto stima dunque, in caso di mancato accordo commerciale, perdite potenziali tra 11,4 e 16 miliardi di dollari di esportazioni correnti che verrebbero raddoppiate a causa delle misure non tariffarie.
Il mercato UE rappresenta infatti il 46% dell’export del Regno Unito, quindi un ‘no deal’ post Brexit infliggerebbe un duro colpo all’economia britannica.