(Teleborsa) – Negoziati al veleno tra Londra e UE. “Prendiamo atto della scelta” del Regno Unito di non voler estendere il periodo di transizione e quindi dobbiamo “lavorare in modo serio per fare progressi in modo concreto”. Cosa che non è avvenuta in questo round negoziale perché “il Regno Unito non si è voluto impegnare in modo sostanziale su punti importanti e precisi che sono previsti
dalla dichiarazione politica. Lo deploro e mi inquieta”. Lo ha detto il Capo negoziatore UE, Michel Barnier, dopo il secondo round di negoziati sulla Brexit.
“Non possiamo accettare di fare progressi selettivi”, dice, per l’accordo sulle relazioni future col Regno Unito, “dobbiamo fare progressi su tutti” i punti previsti dalla dichiarazione politica. “Il Regno Unito non può rifiutare di estendere il periodo di transizione e allo stesso tempo rallentare la discussione in alcune aree”, come quella del “level playing field”.
Non si fa attendere la replica di Downing Street in una nota diffusa a nome del Capo negoziatore di Londra, David Frost per rispondere all’attacco di Barnier sull’ultimo round negoziale: il Regno Unito “deplora che l’offerta dell’Ue sul commercio dei beni resti ben al di sotto di quanto concordato da Bruxelles in trattati di libero scambio recenti con altri Paesi sovrani” e ritiene che questo “riduca considerevolmente” la credibilità “dell’aspirazione a un’intesa a zero dazi che condividiamo” per le relazioni del dopo Brexit.
Nel complesso, precisa ancora Downing, il Regno Unito giudica “costruttivo” il clima complessivo dell’ultimo round dei negoziati con l’Ue sulle relazioni del dopo Brexit, malgrado le valutazione negative di Michel Barnier. Ma riconosce a sua volta che “i progressi sono stati limitati” sui dossier segnati dalle divergenze principali: fra i quali cita “il cosiddetto level playing field”, ossia l’allineamento normativo invocato da Bruxelles contro i rischi di concorrenza commerciale sleale, e “la pesca”.