(Teleborsa) – La Brexit torna in auge all’inizio dell’autunno, con l’ipotesi “No Deal”, ovvero di uscita dalla UE senza accordo, che appare sempre più concreta, visto lo stallo delle trattative per giungere ad un accordo commerciale regolato sul tipo di quello siglato con il Canada (CETA). Il nodo è sempre quello sui confini ed concerne l’Irlanda e la sovranità del Regno unito post Brexit.
Dopo il botta e risposta della scorsa settimana fra il capo negoziatore della UE Michel Barnier ed il Premier britannico Boris Johnson, i negoziati riprenderanno questa settimana, a partire da domani, nella speranza di portare a casa un risultato tangibile in tempi brevi.
“L’UE ha fatto numerose proposte costruttive per sbloccare i negoziati”, ha affermato il portavoce della Commissione europea per la Brexit, Daniel Ferrie, aggiungendo “faremo tutto ciò che è in nostro potere per raggiungere un accordo, che deve essere in linea con gli interessi politici ed economici dell’Ue nel lungo termine”. Ma il tempo stringe, dal momento che l’accordo dovrà poi essere sottoposto all’Europarlamento ed al Consiglio europeo.
Nel caso di uno scenario di No Deal – ha precisato il portavoce – Bruxelles è pronta a “condurre le sue relazioni commerciali con il Regno Unito in base ai termini del WTO a partire dal 1° gennaio 2021”, sul modello australiano.
“Potremmo perdere il Regno Unito, ma non perderemo la nostra forza d’animo”, ha poi assicurato in un post su Twitter il Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.
Per tutta risposta il Premier Boris Johnson, in uno speech diramato alla vigilia della ripresa dei negoziati, ha avvertito che un’intesa dovrà essere raggiunta entro il il 15 ottobre, altrimenti occorrerà “accettare entrambi il fatto che non ci sarà un trattato di libero scambio tra noi e andare avanti”.
Anche l’inquilino di Downing Street ha paventato un’ipotesi “No deal” ed ha assicurato che il governo britannico, pur auspicando ancora la sigla di un accordo sul modello del Canada, si sta preparando ad uno scenario senza accordo, sul modello dell’Australia. In vista di questa eventualità, il governo britannico presenterà mercoledì in Parlamento un progetto di legge, denominato Internal Market Bill, che si proporre “chiarimenti limitati” sugli impegni già presi nell’accordo di divorzio, aprendo di fatto le frontiere al transito delle merci in Irlanda. Un progetto di legge che ha già messo in allarme Bruxelles.
Le tensioni odierne stanno facendo male alla sterlina, che si è deprezzata sui ,mercati valutari e cede lo 0,62% contor euro a 1,1137 e lo 0,78% cotro il biglietto verde a 1,3172.
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