La situazione di mercato attuale, caratterizzata dalla brusca volatilità dei principali titoli, richiede nervi saldi. Bank of America e Goldman Sachs si sono unite a quanto affermato in precedenza da JP Morgan e hanno suggerito agli investitori di non farsi prendere dal panico, vendendo le proprie azioni in un momento particolarmente sfavorevole.
“Evitate il panic selling” hanno scritto gli analisti di BofA, sottolineando come “i migliori giorni per l’azionario seguano generalmente a quelli peggiori”.
L’indice Dow Jones si sta avviando al peggior mese dal 1931: durante questo mese si sono verificati le 5 peggiori giornate registrate dall’indice, ma anche 4 migliori (con un guadagno complessivo, registrato in queste ultime, superiore ai 1000 punti).
(Nel grafico in basso è possibile osservare l’estrema volatilità affrontata dallo S&P 500 negli ultimi giorni)
L’importanza di non perdere le migliori sedute
Gli analisti BofA hanno provato a fornire qualche numero per sollecitare l’attenzione degli investitori intenzionati a vendere in questo momento. Dal 1930 a oggi l’indice S&P 500 ha prodotto un ritorno complessivo del 14.962%, immaginando una presenza costante nel mercato in tutti i suoi saliscendi. A quanto si sarebbe ridotta tale performance, invece, se gli investitori si fossero persi le 10 migliori sedute di ciascun decennio? Essa si ridurrebbe drasticamente al 91%, affermano da Bank of America.
Secondo Bank of America “il tempo è denaro per le azioni… per gli investitori in titoli azionari, la migliore ricetta per evitare le perdite è il tempo: man mano che gli orizzonti temporali si allungano, la probabilità di perdere denaro con le azioni diminuisce”.
“Gli investitori con orizzonti di investimento a lungo termine dovrebbero rimanere investiti in azioni”, ha affermato, in piena sintonia, anche Goldman Sachs, rilevando che le “famiglie”, che si definiscono investitori al dettaglio e alcuni professionisti come gli hedge fund, sono gli unici sottogruppi di azionisti che “hanno venduto titoli azionari in ciascun mercato ribassista dal 1950”. Una scelta potenzialmente deleteria per l’investimento a lungo termine.