(Teleborsa) – Grazie a un metodo biotecnologico innovativo e rapido sarà possibile produrre in grandi quantità e con costi ridotti crocine, picrocrocine e safranale, molecole benefiche per l’uomo e di grande interesse per le industrie alimentare, cosmetica e farmaceutica ma molto scarse in natura. Lo annuncia Enea sulla base di uno studio condotto in collaborazione con l’Istituto di Biologia Molecolare e Cellulare Vegetale (IBMCP) di Valencia e l’Università di Castilla-La Mancha (UCLM), pubblicato sulla rivista internazionale “Metabolic Engineering”.
L’interesse farmaceutico e industriale – spiega l’Enea – è legato alle proprietà antiossidanti, analgesiche, antinfiammatorie e preventive di queste vere e proprie super molecole, utili per la cura di numerose patologie quali le malattie degenerative della retina, alcune forme di carcinoma, demenza senile e depressione, ma anche come coloranti, profumi, aromi e integratori alimentari. Nel dettaglio il sistema si basa sull’utilizzo di un virus vegetale non patogeno opportunamente ingegnerizzato che viene introdotto nelle piante di tabacco selvatico (Nicotiana benthamiana). In sole due settimane sono stati ottenuti fino a 2 mg di crocine e 8mg di picrocrocina per grammo di peso secco della foglia e successivamente, attraverso ulteriori esperimenti di ingegneria metabolica, a un ulteriore aumento delle crocine fino a 3.8 mg. “Tali quantità – afferma Gianfranco Diretto del Laboratorio Biotecnologie Enea – sono superiori di quasi 150 volte rispetto a precedenti studi e rappresentano un risultato molto significativo tenuto conto che in natura queste molecole, appartenenti al gruppo degli apocarotenoidi e responsabili del colore, del gusto e dell’aroma dello zafferano, sono presenti, appunto, solo nello zafferano che ha rese molto scarse, e nella buddleja, o pianta delle farfalle, non idonea all’utilizzo alimentare. La Nicotiana benthamiana trattata con questo metodo rappresenta quindi una valida e veloce alternativa rispetto allo zafferano e alla buddleja. Questi studi ci consentono di compiere un ulteriore passo avanti nella ricerca sullo sfruttamento biotecnologico di molecole benefiche per l’uomo e di aprire nuovi scenari sulla produzione veloce e a basso costo delle crocine, al fine di arrivare ad un utilizzo a livello industriale e farmaceutico su larga scala”.
L’importanza di avere un’alternativa deriva dal fatto che, ad oggi, la coltivazione dello zafferano è limitata a terreni marginali, ogni pianta produce al massimo 3 fiori, ognuno dei quali porta al massimo 3 stigmi, che rappresentano i tessuti che accumulano le crocine, e tutte le operazioni di raccolta e processamento devono essere svolte manualmente. Inoltre, lo zafferano è una pianta sterile, aspetto che ne aumenta le difficoltà di miglioramento genetico e delle sue caratteristiche produttive. Tutti questi motivi rendono lo zafferano la spezia più costosa al mondo, con prezzi che possono raggiungere 15mila euro al chilo.