(Teleborsa) – I Paesi dell’area euro devono sostenere insieme il costo finanziario della crisi e mettere in campo una risposta “simmetrica” che al momento manca ma della quale beneficerebbero tutti. Tali principi risultano, tuttavia, finora incompatibili con “la risposta di bilancio dei Paesi europei”. Ne è convinto Fabio Panetta, componete del Comitato esecutivo della Bce, che oggi su “Politico” ha illustrato la sua strategia di ripresa.
Il problema principale evidenziato da Panetta è che “i Paesi meno colpiti dalla pandemia hanno attuato le manovre finanziarie più consistenti mentre i più colpiti hanno messo in campo le misure più modeste”. In sostanza – spiega il membro del Comitato – “sembra che i paesi più colpiti temano di non poter assumersi l’onere del debito che una risposta ottimale presuppone”.
In questo scenario le ragioni di un intervento economico comune europeo in risposta alla crisi causata dal coronavirus, per Panetta, non devono essere presentate “come un appello alla solidarietà. Una risposta simmetrica forte delle politiche di bilancio per porre rimedio ai danni economici della pandemia è, infatti, nell’interesse di tutti i paesi dell’area dell’euro e delle loro economie”. Al contrario “una risposta asimmetrica – prosegue il banchiere centrale – avrebbe effetti negativi evidenti. Guardando alla salute pubblica, se i Paesi saranno costretti a revocare prematuramente le misure di chiusura necessarie (lockdown) per via dei costi economici troppo elevati del contenimento, il virus ricomincerà inevitabilmente a diffondersi, compromettendo ancor di più l’economia”. E l’ulteriore aggravarsi delle condizioni economiche dei Paesi più deboli rischierebbe di contagiare l’intera economia europea. “Le economie dell’area dell’euro – spiega Panetta – sono strettamente connesse attraverso le catene di approvvigionamento e le relazioni finanziarie e commerciali. Di conseguenza, una recessione in un’ampia parte dell’area comprimerà la crescita e l’occupazione in tutta la Regione. Queste dinamiche si sono manifestate dieci anni fa durante la crisi del debito sovrano, ma la crisi attuale le accentua in due modi”. Il primo – spiega il banchiere – è che i Paesi europei “non possono riorientare la produzione per soddisfare la domanda da parte di Stati Uniti o Cina, come hanno fatto dieci anni fa. Ciò rende i paesi membri dipendenti dal commercio interno all’area dell’euro, che rappresenta il 45% del suo Pil“. In secondo luogo – spiega Panetta – bisogna considerare che “l’amplificazione dello shock nelle catene di approvvigionamento sarà questa volta maggiore. Le imprese dell’area dell’euro sono fortemente integrate nelle catene produttive mondiali, con tassi di partecipazione superiori del 60% rispetto alle imprese statunitensi o cinesi. Questa integrazione è attualmente tre volte più stretta all’interno della regione che con il resto del mondo”.
LE STIME DELLA BCE – Dalle analisi della Bce è emerso che l’interconnessione delle filiere produttive moltiplicherà il danno economico delle misure di chiusura contro il coronavirus. “Ad esempio – sottolinea Panetta – stimiamo che una contrazione iniziale del Pil pari al 5% nelle principali economie dell’area dell’euro si tradurrebbe in un calo del 7% del prodotto per l’intera area. Una caduta del Pil del 15% provocherebbe una flessione del 20% in tutta l’area. E questo considerando solo la fase di recessione, non la successiva fase di debolezza dell’interscambio nel caso in cui l’economia dell’area resti depressa. Quindi soltanto se tutte le economie agiranno con la forza necessaria a contenere la recessione, si potrà limitare al minimo la caduta del prodotto nell’intera area dell’euro”.
I RISCHI DI UNA RISPOSTA ASIMMETRICA – Oltre al rischio “contagio” determinato dall’interconnessione tra le diverse economie europee, risposte asimmetriche determinerebbero – secondo Panetta – “effetti di propagazione a livello politico”. La percezione dell’assenza di un’azione comune a fronte di una crisi drammatica non farebbe, infatti, che affievolire il sostegno dei cittadini all’Unione europea, un effetto già visibile nei paesi in prima linea nella crisi sanitaria. “Queste percezioni, se non contrastate, indeboliranno le forze centripete nell’Ue e rafforzeranno le forze centrifughe. E in definitiva – avverte l’esponente della Bce – potrebbero erodere la fiducia nell’euro. È quindi evidente il perché sia necessaria una forte e simmetrica risposta europea . L’assenza di un’azione oggi non proteggerà i contribuenti dai costi della crisi, al contrario, li accrescerà quando arriverà il momento di farsene carico. Inoltre l’inerzia indebolirà le misure di politica economica già intraprese. Ad esempio, senza visibilità sui futuri costi di finanziamento degli Stati e rischi di rinnovo, il prezzo delle garanzie pubbliche sui prestiti bancari varierà da un paese all’altro oppure saranno erogati meno prestiti di questo tipo. In entrambi i casi si prospettano una segmentazione e una perdita più persistente di potenziale economico”.
I TRE PILASTRI DELLA RISPOSTA EUROPEA – “Una risposta europea delle politiche di bilancio – per Panetta – deve fondarsi su tre principi. Primo, la portata della reazione deve essere proporzionata all’entità dello shock. Secondo, non deve aggravare la segmentazione derivante dalle diverse posizioni iniziali dei conti pubblici. Terzo non deve distorcere le condizioni presenti nel mercato unico europeo. Le imprese sane devono poter superare questa crisi ovunque si trovino nell’area dell’euro. Invece di trasferimenti fra paesi membri o di una mutualizzazione dei debiti esistenti, in questo momento è necessario che i paesi ricorrano alla loro forza collettiva affinché la risposta europea sia commisurata all’entità dello shock e possano tutti beneficiare di costi di finanziamento bassi e rischio di rinnovo pari a zero. Quale che sia il percorso intrapreso – l’ampio ricorso alla capacità di prestito e di spesa dell’area dell’euro, l’utilizzo del potenziale di finanziamento del Meccanismo europeo di stabilità per rafforzare gli interventi europei oppure la creazione di un nuovo strumento per finanziare la ricostruzione – l’obiettivo della politica di bilancio deve essere spostare i costi finanziari della crisi a un futuro lontano, molto lontano. Il debito emesso su scadenze molto lunghe è più sostenibile nel tempo via via che i tassi di crescita superano i tassi di interesse. Le emissioni europee di oggi creeranno ulteriori margini per interventi di bilancio necessari ad assicurare in futuro tassi di crescita più elevati. Una risposta europea adeguata agevolerebbe l’attuazione dei programmi di acquisto di titoli della Bce, aumentando l’efficacia della politica monetaria”.
“Quando l’emergenza immediata sarà rientrata – conclude Panetta – i Paesi dovranno affrontare i nodi della competitività e della sostenibilità a lungo termine, nel contesto della crescita e dei tassi di interesse esistenti in quel momento. Questa è una battaglia importante e necessaria, ma non nella situazione di oggi. Di fatto, la tempestività nell’affrontare l’emergenza attuale determinerà la rapidità con cui i Paesi saranno in condizione di sciogliere questi nodi e con cui il mercato unico potrà tornare alla normalità. Agire adesso per creare i presupposti per una risposta simmetrica delle politiche di bilancio aiuterà paesi membri a ridurre la durata della crisi, a proteggere la base economica da cui dipendono le future strutture produttive ed esportazioni e, forse l’aspetto più rilevante, a mantenere la promessa di un destino europeo comune e indivisibile”.