(Teleborsa) – Il sistema sanitario italiano (SSN) non era attrezzato per affrontare un’epidemia come quella del coronavirus, ma ha saputo reagire velocemente anche se in maniera diversa in ogni regione. Lo rileva il report “L’espansione della capacità produttiva del sistema sanitario italiano: progressi conseguiti” realizzato da Luciana Aimone Gigio, Luca Citino, Domenico Depalo, Maura Francese e Andrea Petrella, secondo cui “le risorse e la capacità produttiva dell’Ssn non erano disegnate per fronteggiare un’epidemia di larga scala. Il sistema italiano ha reagito velocemente, anche se in misura differenziata tra le varie regioni”.
Prima della crisi da coronavirus “i letti in terapia intensiva erano circa 5.300. Durante la crisi sono stati aggiunti circa 3.360 posti (+65%). Con l’aumento programmato di ulteriori 2.400 letti (+30%) si dovrebbe più che raddoppiare la capacità complessiva. La crescita è importante ma con differenze tra le regioni dovute alle dotazioni iniziali di posti letto e a come l’epidemia ha colpito i territori”.
Prima dell’epidemia “il numero di letti in terapia intensiva variava da 7 a 10 per 100mila abitanti nelle diverse regioni. Con l’emergenza le differenze si sono significativamente ampliate: molte regioni (in particolare nel centro-nord) hanno raddoppiato l’incidenza dei posti letto. In Lombardia e Veneto, zone più colpite, l’incidenza dei posti letto è ora intorno a 16,5 per 100mila abitanti”.
Nel report, anche altri interessanti dettagli. Prima della crisi, spiegano gli economisti della Banca d’Italia, “il personale sanitario con contratto a tempo indeterminato era di circa 572mila unità, di cui 115.500 medici e 344.100 infermieri. Gli anestesisti circa 12mila. In Italia l’incidenza del personale medico era di circa 95 addetti ogni 10mila abitanti (57 infermieri, 19 medici e 19 altro personale tecnico) con forti differenze tra le regioni”.
Con la crisi il Governo “ha disposto risorse per 20mila nuove assunzioni (prevalentemente a tempo determinato) così suddivise: 4.300 medici (principalmente anestesisti), 9.700 infermieri e 6mila altro personale tecnico. La crescita è stata significativa, pari al 3,5% della forza lavoro sanitaria, soprattutto se confrontata con la riduzione di più del 2% nell’ultimo quinquennio”.