(Teleborsa) – “Come per gli altri mercati anche quello dei crediti non performanti entrerà in un nuovo ciclo economico che vedrà una crescita delle esposizioni deteriorate nei bilanci delle banche”. Questa la previsione di Luciano Colombini, amministratore delegato di Banca Ifis. Nel corso del suo intervento a “The New Wave” – nona edizione dell’NPL Meeting di Banca Ifis, l’evento italiano di riferimento per il mercato dei non performing loans e il bank restructuring svoltosi a Villa Erba a Cernobbio (Como) – Colombini ha sottolineato come il sistema finanziario sia tuttavia ben posizionato rispetto alla precedente crisi “perché le banche hanno implementato sistemi di rilevazione/monitoraggio e modalità attive di gestione dei crediti Npe nei diversi stadi di deterioramento. Gli operatori Npl – ha spiegato – sono infatti una vera e propria industria con circa 8mila addetti e 230 miliardi di euro di Npe in gestione, capaci di intervenire nelle varie fasi del processo del credito per contenerne il deterioramento e massimizzare i recuperi degli Npl”. Uno scenario di fronte al quale l’Ad si mostra ottimista. “Per i mesi a venire – ha affermato – vogliamo guardare con fiducia ai segnali di ripresa in grado di azionare nuovi circoli virtuosi per la nostra economia. Non bisogna scappare dal mercato ma adattare le stime di prezzo alla nuova situazione”.
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Nonostante la crisi economica generata dal Covid-19, grazie a una serie di misure – prestiti garantiti, flessibilità temporanea consentita dall’Ue ma, soprattutto, gli oltre 300 miliardi di prestiti attualmente sotto moratoria – sta proseguendo il trend di riduzione delle sofferenze. Cosa succederà quando queste misure decadranno?
“Il tema è, appunto, quello delle moratorie. C’è una fase di limbo in cui non stanno emergendo quelle che sono le effettive difficoltà delle aziende dal momento che il primo sintomo di insolvenza di un’azienda è il mancato rispetto della scadenza dei pagamenti. Quando queste misure decadranno temiamo che ci sarà una percentuale non irrilevante di aziende in moratoria, stimata fra il 5 e il 10%, che cadrà in default. Questa nostra giornata è chiamata New Wave proprio perché ci aspettiamo, purtroppo, un’ulteriore ondata importante di nuove sofferenze. Nel 2021, con la fine delle moratorie, il tasso di default dovrebbe attestarsi al 2,8%, il doppio di quello registrato nel 2018-2019, ma comunque inferiore a quello della precedente crisi che aveva raggiunto il 4,5%. Da quanto emerge da una nostra analisi di sensitivity, basata su ipotesi macroeconomiche meno favorevoli ma sempre senza un secondo lockdown totale, il default rate 2021 potrebbe arrivare anche al 3,4%”.
Questa mattina nel corso dell’audizione in Commissione Finanze al Senato, il direttore generale dell’Abi Sabatini, prevedendo un incremento dei crediti deteriorati, si è detto favorevole alla proposta di una “Bad Bank” nazionale per lo smaltimento degli Npl. Qual è la sua posizione a riguardo?
“Ritengo, come abbiamo sottolineato anche nel corso del Meeting di questa mattina, che la ‘Bad Bank’ nazionale – della quale non si capisce ancora esattamente quali siano i contorni – da quello che si intuisce sia uno strumento estremamente utile per le crisi bancarie, assai meno utile per quanto riguarda le normali transazioni sui portafogli Npl. In tale ambito non se ne sente assolutamente la necessità perché è un mercato competitivo, dove i prezzi stanno scendendo, un mercato che funziona e funziona molto bene. Se proprio dovrà partecipare anche a questi deal ci auguriamo, e auspichiamo, che lo faccia a prezzi di mercato. Prezzi sotto il mercato vorrebbero dire, da un lato, distruggere l’industria degli Npl che si è creata in questi anni, dall’altro far ricadere sulle spalle del tax payer, del nostro contribuente, oneri che dovrebbero, invece, ricadere sulle banche”.