A cura di Paul Marriage e Fred Batoua di Hedge Invest Sgr
Il primo semestre del 2020 lascerà senz’altro un ricordo indelebile nella memoria degli investitori, date le straordinarie turbolenze che si sono registrate sia dal punto di vista macroeconomico che sui mercati finanziari. La risposta delle autorità d’altra parte è stata altrettanto straordinaria.
Gli stimoli globali infatti hanno ormai raggiunto i 18.000 miliardi di dollari, di cui 10.000 miliardi di tipo fiscale e 8.000 miliardi di tipo monetario. Nel complesso, si tratta una cifra pari a circa il 20% del Pil mondiale.
In Europa, gli asset della Bce sono cresciuti fino a 6.300 miliardi di euro, vale a dire il 54% del Pil dell’Eurozona, con un aumento del 40% rispetto ai livelli pre-Covid.
Questo enorme volume di stimoli ha avuto un impatto molto significativo sia a livello economico che finanziario, che può essere riassunto in quattro punti principali:
1. Un recupero ‘da record’ dell’indice Pmi dopo il crollo di aprile
2. Una forte compressione della volatilità sui mercati e un restringimento altrettanto marcato degli spread sul credito;
3. Una notevole spinta ai mercati azionari, che li ha portati a recuperare nonostante i risultati negativi sugli utili che continuano ad emergere
4.Una netta sovraperformance dei titoli tech rispetto al resto del mercato, favorita anche dall’accelerazione della digitalizzazione e dalla diffusione dello smart working.
La supremazia dei titoli tech a livello di performance a partire dall’inizio della pandemia è un dato tanto evidente quanto discusso. A nostro avviso, nel complesso non si può affermare che le valutazioni in questo settore siano ingiustificate o su livelli paragonabili a quelli dell’ultima bolla tecnologica, scoppiata nel 2000. Infatti, se si prendono come esempio i cosiddetti FAANG (Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Google), questi titoli rappresentano circa il 25% della capitalizzazione dell’S&P500, ma ad essi è anche riconducibile circa il 25% degli utili dell’indice, una percentuale che sale addirittura all’80% se si considera solo il 2020.
I titoli tecnologici in Europa
In Europa il settore tech ha un peso sicuramente minore negli indici – cosa che contribuisce a spiegare il ritardo dell’azionario europeo rispetto a quello statunitense. Tuttavia, anche nel Vecchio Continente non mancano le società tech interessanti che hanno potuto beneficiare delle circostanze straordinarie degli ultimi mesi.
Tra queste spiccano il colosso spagnolo delle torri di telecomunicazione Cellnex e il ‘supermercato online’ britannico Ocado, la cui forza non sta solo nella fitta rete distributiva, ma anche nei software proprietari su cui è basato il modello di business. Sono interessanti anche la società di welfare Edenred, l’operatore di mercati online Adevinta e il provider IT tedesco Sap. Dall’altro lato, occorre essere consapevoli che altre società in questo settore hanno ormai effettivamente raggiunto valutazioni elevate, quindi non risultano più altrettanto attraenti, ad esempio Ayden e ASML. Ciò mette in evidenza la necessità di adottare un approccio estremamente selettivo e bottom-up per destreggiarsi tra le distorsioni che caratterizzano i mercati attuali.
Con lo stesso approccio è possibile individuare diverse opportunità anche tra i titoli più ciclici, gli apparenti ‘sconfitti’ degli ultimi mesi. Sullo sfondo di un quadro macroeconomico in miglioramento, vediamo un outlook positivo per i gruppi industriali Saint-Gobain e Schneider Electric e le società automotive Peugeot e Volvo.
L’impatto del Recovery Fund da 750 miliardi
Guardando avanti, uno dei principali driver per il mercato europeo nel medio termine sarà il Recovery Fund da 750 miliardi recentemente attivato dall’Unione. Gli investimenti si concentreranno su temi come transizione energetica, efficienza energetica degli immobili e mobilità elettrica, in linea con il Green Deal promosso dalla Commissione Europea.
A beneficiarne saranno quindi soprattutto alcuni settori: tra questi, il comparto energia e utility, quello delle infrastrutture e dei materiali per l’edilizia, e l’automotive. Sarà cruciale quindi individuare le società meglio posizionate per intercettare la spinta dei fondi messi a disposizione.
Un buon esempio è la società di energia solare spagnola Solaria, che ha già ottenuto l’autorizzazione a triplicare la propria capacità produttiva e dovrebbe quindi incrementare significativamente i propri utili.
Anche Vestas, uno dei due principali player sul mercato europeo nell’ambito delle turbine eoliche, è molto attraente: oltre a vendere gli impianti, la società ne cura il servizio e la manutenzione, un business che offre margini tre volte superiori alla semplice vendita e un flusso di entrate molto più costante nel tempo.
Tra i beneficiari del Recovery Fund vediamo anche la società spagnola di energia rinnovabile EDPR e Kingspan, leader nell’ambito dei materiali isolanti.