(Teleborsa) – Le banche svolgono un’attività d’impresa e non possono essere obbligate ad aprire un conto corrente a chiunque lo richieda.
Lo ha detto il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini in audizione in Commissione Finanze al Senato, sottolineando che “statuire in Italia un obbligo a contrarre per gli intermediari finanziari evidenzierebbe un forte disallineamento competitivo con gli intermediari stabiliti in altri paesi UE”.
Inoltre, sottolinea Sabatini, “contrasterebbe con il principio di armonizzazione comunitaria, finalizzato al progressivo riavvicinamento delle legislazioni degli Stati membri, nonché con i principi di libertà di stabilimento e prestazione dei servizi”.
Parlando in audizione in Commissione Finanze al Senato, il dg di Abi, ha indicato che dare l’obbligo alle banche di aprire un conto corrente “evoca una funzione ‘pubblicistica’ o ‘para-pubblicistica’ dell’attività bancaria. Come chiaramente si esprime l’articolo 10 del Testo unico bancario, in attuazione delle corrispondenti norme dell’Unione Europea – ha aggiunto – l’attività bancaria ha carattere di impresa”.
La giurisprudenza, “anche della Corte costituzionale, è stata sempre chiarissima sul punto e non ravvisa più alcun riferimento alla peculiare qualificazione pubblicistica, in passato riconosciuta dalla legge bancaria del 1936, che parlava invece di ‘funzione di interesse pubblico’ in un contesto istituzionale molto diverso e molto lontano da quello della costituzione della Repubblica”.
“Dalla natura privatistica dell’attività della banca – ha sottolineato il dg di Palazzo Altieri – discende l’impossibilità di immaginare in capo all’intermediario un ‘obbligo a contrarre’, che non solo non è desumibile dai principi generali, ma finirebbe con porsi addirittura in contrasto con essi, ledendo la liberta’ di iniziativa economica costituzionalmente garantita”.
“Ne consegue – ha concluso Sabatini – che la banca ha il diritto di valutare sempre le singole richieste di apertura di conti correnti, applicando i criteri di diligenza professionale, buona fede e correttezza e in assoluta aderenza al dettato della disciplina antiriciclaggio europea e nazionale, in quanto le banche devono essere un avamposto della legalità sempre”.